Dopo una lunga malattia si è spento nella mattina del 7 gennaio Valerio Zanone, per 10 anni segretario del Partito Liberale Italiano (PLI). Scompare, quindi, un’altra figura di spicco della prima repubblica. Padre nobile dei liberali italiani assieme a Renato Altissimo – scomparso nell’aprile 2015 -, Zanone non era stato travolto dallo scandalo di tangentopoli, ma aveva anzi portato avanti le sue battaglie fino ai tempi recentissimi, riuscendo ad essere eletto al Senato nella XV legislatura.
La sua prima elezione alla Camera dei Deputati risale al lontano 1976, dopo essere stato per diversi anni consigliere regionale in Piemonte. Rieletto ininterrottamente fino alla XI legislatura, Zanone si trovò a capo di diversi ministeri durante diversi governi, tra questi è importante ricordare il Ministero della Difesa da lui guidato dall’87 all’89.
Proprio durante quest’ultimo incarico Zanone si trovò al centro delle polemiche per la strage di Ustica – avvenuta quasi 10 anni prima -; in quel periodo, infatti, l’idea che a colpire il DC9 fosse stato un missile iniziò ad essere avvalorata e sempre in quel periodo vennero avviate le pratiche per istituire una commissione parlamentare d’inchiesta.
Da uomo di spicco del PLI di fine anni ’70 divenne uno dei protagonisti del Pentapartito e proprio all’interno di questo quadro riuscì ad essere eletto Sindaco del Comune di Torino, incarico che mantenne dal ’90 al ’92.
Dopo gli scandali di tangentopoli – che non lo videro coinvolto – e con l’avvento della seconda repubblica, Zanone si schierò con il centrosinistra cambiando partito diverse volte. La sua ultima elezione parlamentare avvenne nel 2006, con l’Ulivo di Romano Prodi. Essendo stato eletto al Senato si trovò quindi, di nuovo, ad essere l’ago della bilancia di un governo anche nella seconda repubblica.
Alberto Bartozzi