I nuovi contratti? Dovuti al bonus assunzione più che al Jobs Act
I dati sull’occupazione relativi a novembre, rilasciati dall’Istat pochi giorni fa, sembrerebbero dare ragione al premier Matteo Renzi. Il Jobs Act funziona, il mercato del lavoro sta girando. Potrebbe essere così, anche se bisogna mettere i puntini sulle i. Ebbene sì, le nuove assunzioni (i contratti a tempo indeterminato) sono “drogate” dagli incentivi sulla defiscalizzazione decisi dal governo nella legge di Stabilità dello scorso anno. Lo spiega bene Dario Di Vico sul Corriere della Sera.
La droga chiamata bonus assunzione
Il risultato di ieri si deve (molto) agli incentivi sulla defiscalizzazione decisi dal governo nella legge di Stabilità dello scorso anno ovvero a un investimento di circa due miliardi per il solo 2015. Questo sforzo di finanza pubblica ha fruttato poco o tanto? Sicuramente meno di quanto ci saremmo aspettati se è vero che a un anno di distanza abbiamo tutto sommato un mercato del lavoro da considerare ancora instabile e caratterizzato da andamenti non continuativi. La seconda considerazione riguarda proprio il mese di novembre 2015: siccome gli incentivi con la nuova Stabilità sono stati rinnovati solo parzialmente siamo di fronte solo a un anticipo delle assunzioni che sarebbero state perfezionate nel 2016? Non lo sappiamo con certezza ma è ragionevole pensare che sia accaduto proprio così. La prova-finestra la si avrà più in là nel tempo quando l’Istat ci darà il rendiconto del movimento dei contratti a tempo indeterminato targati 2016, fino ad allora il dubbio è legittimo.
Analisi condivisa anche dal Sole 24 Ore.
I segnali dunque sono incoraggianti, anche se è evidente che solo con la ripresa questa tendenza potrà consolidarsi, perchè gli incentivi da soli non fanno occupazione. Solo con un aumento duraturo della domanda gli imprenditori saranno spinti ad assumere. Segnali incoraggianti arrivano anche dalla diminuzione della disoccupazione che torna sui livelli di tre anni precedenti, e dalla flessione della disoccupazione giovanile.
Tuttavia non va dimenticato che si tratta di una tendenza che interessa tutta l’Europa, tornata sui livelli di quattro anni fa. L’Italia, con un tasso dell’11,3%, presenta un numero di disoccupati ancora superiore rispetto al 10,5% medio della zona euro. Inoltre per la disoccupazione giovanile restiamo agli ultimi posti della graduatoria europea, e ancora in tantissimi rimangono fuori dal mercato del lavoro, perchè scoraggiati. In un anno gli inattivi sono cresciuti di 138mila unità. I 4mila in meno registrati tra ottobre e novembre rappresentano solo una goccia nel mare di oltre 14 milioni di inattivi.
Per avere dati più affidabili, bisognerà quindi aspettare il nuovo anno e vedere se ci sarà un aumento delle assunzioni stabili soprattutto alla luce di un taglio degli incentivi.