Rapporti Italia Russia: Putin chiama Renzi per il North Stream 2
Rapporti Italia Russia: Putin chiama Renzi per il North Stream 2
Potrebbe essere già chiamato “asse sull’energia europea”. Quello tra Roma e Mosca è un rapporto che va consolidandosi ogni giorno di più. Ieri la Stampa, citando fonti diplomatiche europee, riferiva di una richiesta di aiuto da parte di Vladimir Putin al Presidente del Consiglio italiano Matteo Renzi. Oggetto della telefonata il raddoppio del gasdotto North Stream – gestito per il 51% dal colosso russo Gazprom – che porterà il gas dalla Russia alla Germania bypassando l’Ucraina. “E’ stato il leader del Cremlino a chiamare il vostro presidente del Consiglio per verificare la possibilità di un ruolo italiano nel raddoppio del Nord Stream” è la ricostruzione offerta dalle stesse fonti al quotidiano torinese. In realtà – secondo quanto scritto domenica dall’Huffington Post – Renzi e Putin avevano già trattato l’argomento durante la telefonata di auguri di buon anno dello scorso 8 gennaio.
Secondo quanto ricostruisce la Stampa, il progetto North Stream 2 sarebbe inviso a molti membri dell’Unione per tre motivi: “Primo: aumenta la dipendenza energetica dalla Russia. Secondo: offre la possibilità di aggirare l’Ucraina. Terzo: la Commissione ha sollevato obiezioni perché si tratta, al momento, di un’infrastruttura prevalentemente tedesca, più vicina alla tipologia dell’’impresa esclusiva’ che al ‘business paneuropeo’”. La società che gestirà il North Stream 2, New European Pipeline, è controllata per il 51% da Gazprom e per circa il restante 50% da Shell, E.On, Basf, Omv e Engie. Questi ultimi sono colossi tedeschi, austriaci, olandesi e francesi. E, secondo la Russia, solo l’entrata nel consorzio di un’azienda italiana potrebbe permettere di superare le obiezioni degli altri paesi dando così al progetto una “natura multilaterale”.
Rapporti Italia Russia: sul gas la soluzione è Saipem
L’ipotesi, sempre secondo il quotidiano torinese, sarebbe quella di “uno scambio fra quote del gasdotto Nord Stream e azioni della Saipem. Un gruppo italiano entrerebbe nel capitale di Nord Stream mentre la russa Rosneft diventerebbe socia di Saipem, rilevando la partecipazione dell’Eni. Poi la russa Gazprom sarebbe felice di affidare alla stessa Saipem (diventata in parte russa) la posa dei tubi del raddoppio del gasdotto”. Lo scambio sarebbe gradito ad entrambi i partner: Putin vuole concludere l’affare perché “ha necessità di assicurarsi vendite di metano sicure e durature in Europa” mentre Eni potrebbe riuscire a completare “l’uscita dal capitale di Saipem che ha avviato con la cessione di una parte della sua quota alla Cassa depositi e prestiti”.
La posizione italiana: Renzi contro la Merkel
Matteo Renzi aveva già preso posizione sul North Stream durante l’ultimo Consiglio Europeo del 18 dicembre scorso. In quell’occasione il premier italiano aveva attaccato a testa bassa la Cancelliera tedesca Angela Merkel, rea di aver usato “due pesi e due misure” sui gasdotti North Stream 2 e South Stream. Quest’ultimo progetto, infatti, a causa di un bando irregolare in Bulgaria è stato bloccato a tempo indeterminato.
L’Italia inoltre da questo accordo porterebbe a casa un risultato importante: tornare al centro della scena europea sulle questioni energetiche.
Eni smentisce tutto
Se la Stampa ieri parlava di un responso favorevole da parte di Eni a vendere Saipem a Rosneft, nel pomeriggio l’amministratore delegato del cane a sei zampe Claudio Descalzi ha smentito l’ipotesi di una cessione delle azioni di Saipem: “non è mai stato considerato, né considereremo l’ingresso di Eni in North Stream e non consideriamo nemmeno una cessione delle quote Saipem. Che poi Saipem possa lavorare come contrattista con North Stream, ce lo auguriamo tutti”. “Escludo in questo momento e anche nel prossimo futuro ogni cessione di quote Saipem, soprattutto con questi prezzi” ha concluso Descalzi rispondendo ai giornalisti a margine di un incontro organizzato dall’Associazione Volontari per il Servizio Internazionale (Avsi) di Milano.
Giacomo Salvini