Rapporti Germania Polonia, Varsavia attacca: “Vogliono occuparci di nuovo”
Rapporti Germania Polonia, l’attacco: “Vogliono ancora occuparci”
Dal mese di ottobre, quando – sfruttando un sentimento euroscettico – il partito polacco Diritto e Giustizia (PiS) ha vinto le elezioni, le relazioni tra l’ex pro-europa Polonia e l’Unione Europea si sono irrigidite, raggiungendo l’apice nel momento in cui il ministro della giustizia polacco ha respinto le critiche di un commissario UE per due nuove normative sui media, definendolo “stupido”. Il ministro polacco Zbigniew Ziobro, ha preso così male i giudizi del funzionario europeo che ha affrontato il tema delle libertà dei media facendo allusioni all’occupazione della Polonia da parte della Germania nazista.
La ragione del battibecco risiede nel fatto che la settimana scorsa Günther Oettinger – il commissario europeo della politica digitale economica e della società, l’attuale direttore della propaganda di Bruxelles – ha espresso la sua opinione dichiarando che il più grande membro orientale dell’UE avrebbe potuto essere messo sotto controllo per i suoi piani statali di contenere la tv pubblica e le emittenti radiofoniche oltre che per cambiare il senso della Corte Costituzionale. L’esecutivo UE ha chiesto alla Polonia come la nuova legge sui media, considerato che il ministro del tesoro ha il diritto di nominare i responsabili delle emittenti statali, coincidesse con le norme comunitarie in materia di libertà d’informazione.
Il 13 gennaio la commissione europea discute le nuove normative polacche. L’incontro potrebbe segnare il primo passo, se le leggi saranno viste come un impedimento agli impegni democratici e costituzionali a cui Varsavia ha aderito nel 2004, di un processo che denuda la Polonia del diritto di voto nell’UE. La risposta polacca è stata sferzante: “Io non ho l’abitudine di rispondere agli stupidi commenti sulla Polonia dei politici stranieri – ha spiegato Ziobro in una lettera pubblicata dall’agenzia di stampa statale PAP.
– Queste parole, dette da un politico tedesco, causano tra i polacchi la peggiore delle connotazioni. Anche nel sottoscritto. Sono il nipote di un ufficiale polacco che durante la seconda guerra mondiale ha combattuto nell’esercito nazionale sotterraneo, con la supervisione dei tedeschi – continua la lettera. Durante la seconda guerra mondiale l’esercito nazionale è stato il principale movimento di resistenza polacca, mentre la “supervisione” è un riferimento all’occupazione nazista della Polonia.
La difesa si è prontamente trasformata in un urlo più acuto quando Ziobro, il cui partito sostiene una maggiore spesa pubblica e i valori cattolici conservatori, ha accusato le autorità tedesche di coprire le notizie degli attacchi avvenuti contro le donne a Colonia la vigilia di Capodanno. – Sono arrivato alla triste conclusione, che per voi tedeschi sia più facile parlare di minacce fittizie alla libertà dei media di altri paesi, piuttosto che condannare la censura in casa vostra – ha imperversato Ziobro.
Non c’è stata alcuna reazione alla lettera polacca, né da Bruxelles né da Berlino. Nel frattempo, mentre si stanno disintegrando le relazioni tra le due vicine nazioni, il ministro degli esteri polacco ha convocato l’ambasciatore tedesco. Infine, per assicurare una futura alterazione diplomatica tra i due paesi, la prima pagina del settimanale polacco Wprost, ha mostrato un quadro con Merkel e i colleghi della Commissione europea Juncker, Oettinger e Schultz, con il titolo “Vogliono controllare di nuovo la Polonia”. Inteso quasi come una nuova “occupazione”.
In tutto ciò, fa riflettere come il Vecchio Continente – che dovrebbe aver superato le tensioni del suo turbolento passato spingendo per un ancor più profonda integrazione economica, sociale e culturale – abbia ancora episodi in cui i suoi vari Stati sono così pronti a ricordarci che nulla è dimenticato (o perdonato). E che l’idea di una grande Nazione formata da Stati europei sia, ad oggi, ancora una grande chimera.
Gabrielis Bedris