Depenalizzazione reati, atti contrari alla pubblica decenza: potremo davvero girare nudi?
Depenalizzazione reati, atti contrari alla pubblica decenza: potremo davvero girare nudi?
Secondo alcune fonti di stampa nel prossimo Consiglio dei Ministri dovrebbero essere discussa ed approvata la depenalizzazione di una serie di reati minori, tra questi figura anche l’art. 726 del codice penale ovvero gli “Atti contrari alla pubblica decenza”.
Sarà quindi possibile girare nudi per strada, urinare negli angoli della città e consumare rapporti sessuali dentro una macchina parceggiata nel centro di una piazza? Secondo alcuni giornali italiani sì, ma la realtà appare essere ben diversa. Il fatto che questi comportamenti – come altri – siano stati derubricati non significa che non possano essere puniti.
Depenalizzazione reati: in realtà pene aumentate
Nel caso specifico degli atti contrari alla pubblica decenza, la pena prevista era fino ad un mese di reclusione e un’ammenda da 10€ a 206€; con le nuove disposizioni non sarà previsto il carcere, ma una sanzione amministrativa pecuniaria che potrà variare da 5mila€ a 10mila€. Considerando che la condanna al carcere non veniva quasi mai comminata e anche nei casi – più unici che rari – in cui questo avveniva in Italia non si entra in carcere con la condanna ad un mese di reclusione, si potrebbe dire che le sanzioni siano state aumentate e non ridotte come una riflessione poco approfondita potrebbe suggerire.
E allora verrebbe da chiedersi perché si depenalizza un reato se poi la pena viene – di fatto – aumentata? Tutto questo avviene in un’ottica di semplificazione e di sburocratizzazione: per un reato è necessario un giudice che pronunci una sentenza con tutto ciò che ne consegue, nel caso di un illecito saranno invece le autorità amministrative ed il prefetto ad occuparsi di tutto il procedimento entro 90 giorni.
Le depenalizzazioni previste, non solo per l’art 726 del c.p., dovrebbero – nell’intenzione dell’esecutivo – andare a sgravare la situazione dei tribunali italiani che spesso vengono bloccati da procedimenti di piccola entità, aumentando i tempi delle sentenze e rischiando quindi di venire meno al principio della certezza della pena.
Alberto Bartozzi