Black list M5S, l’ipocrisia della politica
Da mezzo odiato e considerato obsoleto a strumento utile per spiegare agli italiani il proprio programma politico. Il M5S, dopo il caso Quarto, ha invaso letteralmente talk show e programmi di approfondimento per difendersi dagli attacchi degli avversari politici. Un’invasione che è stata criticata aspramente da Pd e altre forze parlamentari. Alcuni esponenti hanno denunciato addirittura l’esistenza di una black list del M5S. Ovvero sarebbero stati esclusi dai talk show perché “invisi” ai grillini.
Black list M5S, così fan tutti
Nella lista nera figurano Andrea Romano (“Prima i dibattiti con me i grillini li facevano – spiega al Corriere l’esponente Pd – a un certo punto hanno smesso. Perché ne sono usciti sempre con le ossa rotte. Trovo questo comportamento coerente con la loro vocazione antidemocratica”), Daniela Santanché, Denis Verdini, Antonio Razzi, Domenico Scilipoti, Il Pd, per bocca di Michele Anzaldi, ha chiesto l’intervento dell’Ordine dei Giornalisti. Dal M5S negano l’esistenza di qualsiasi black list. Segno che in realtà esiste. Ma è una pratica assai comune tra i partiti politici. Lo spiega Alessandro Trocino sul Corriere della Sera.
“In realtà, è abbastanza comune che nei talk show i partiti contrattino con la trasmissione per escludere interlocutori sgraditi. Anche se i 5 Stelle sono tra i più difficili ed esigenti”