Ebola: il 15 gennaio, l’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) ha reso noto l’ennesimo caso di morte in Sierra Leone, neanche un giorno prima l’Africa Occidentale era stata dichiarata “virus free”. Tuttavia, l’incubo sembra passato. L’epidemia che ha colpito il continente è stata la peggiore mai vista. Il primo caso fu registrato nel dicembre 2013, a Gueckedu, zona boschiva della Guinea, vicino al confine con Liberia e Sierra Leone. Alla fine di marzo 2014, in Liberia si contavano 8 casi sospetti, 6 in Sierra Leone. Entro la fine di giugno dello stesso anno, erano state contagiate 759 persone, mentre, 467 erano morte a causa della malattia. Ad oggi, sono stati segnalati 28.637 casi in tutto il mondo (Italia compresa) e 11.315 decessi (concentrati per lo più in questi 3 paesi).
Ebola: fine di una tragedia?
La Guinea è stata dichiarata “ebola free” il 29 dicembre 2015, la Sierra Leone è considerata libera dal virus sin dal 7 novembre. La Liberia, invece, è stato il primo paese dove Ebola è stata “sconfitta”, già il 9 maggio 2015 il paese era al sicuro da una nuova epidemia – anche se poi il virus ha rialzato la testa alla fine di giugno e ancora nella seconda metà di novembre.
Solo in una contea liberiana è stato confermato un caso di Ebola nelle ultime 10 settimane. L’ultimo caso di morte registrato in Sierra Leone, però, evidenzia la necessità di mantenere alta l’allerta. È ormai noto, infatti, come l’inadeguatezza dei sistemi sanitari abbia giocato un ruolo fondamentale nell’amplificare la mortalità dell’epidemia. A parità di potere d’acquisto, la Spagna spende 3mila dollari pro capite per l’assistenza sanitaria, la Sierra Leone poco meno di 300 dollari. Gli Usa hanno 245 medici ogni 100mila abitanti, la Guinea 10. Un fattore di vulnerabilità non trascurabile se si pensa che su 881 operatori sanitari contagiati da Ebola nei 3 paesi dell’Africa Occidentale, 512 sono morti.