Europee 2014, urne chiuse e bocce ferme. I cittadini chiamati al voto hanno messo nero su bianco la loro idea di Europa per i prossimi cinque anni. A far ben sperare è l’affluenza, che si attesta intorno al 43,11%, stabile rispetto allo stesso dato registrato nel 2009. Nessuna ondata astensionista, dunque, così come si temeva alla vigilia.
Tralasciando l’esito del voto in Italia, dove Renzi stacca Grillo di oltre 20 punti, permettendo al Partito Democratico di divenire il primo partito nel gruppo degli eurosocialisti, superando i tedeschi della Spd con 31 seggi a 27, la geografia che è andata delineandosi disegna un’Europa profondamente cambiata rispetto all’uscente parlamento, dove l’ondata degli euroscettici ha sostanzialmente travolto gli equilibri storici. Dei 751 seggi disponibili, le prime stime parlano di 212 seggi assegnati al Partito Popolare europeo, 186 ai socialisti europei, 70 ai liberali dell’Alde e 55 ai verdi. Fra i 130 e i 150, invece, i seggi spettanti ai vecchi e nuovi gruppi, populisti ed euroscettici, già presenti o in dirittura d’arrivo per la prima volta al Parlamento di Bruxelles. Seggi più che triplicati, dunque, per le formazioni antieuropeiste rispetto alle ultime elezioni.
Uno tsunami quello dei partiti anti-Ue, caldeggiato da Francia, Danimarca, Gran Bretagna e Grecia che avrà sicuramente ripercussioni sull’agenda comunitaria e le scelte di politica economica degli stati membri. Non poche grane, dunque, per la cancelliera Merkel. In Germania la sua unione Cdu/Csu tiene al 36%. Novità il partito di Bernd Lucke, Alternative fuer Duetschland, che guadagna il 7% accanto ai neonazisti tedeschi che, con l’1% entrano per la prima volta in parlamento, dato che in Germania non vige alcuna soglia di sbarramento.
Exploit, invece, di Marine Le Pen e del Front National in Francia, dove l’esito della tornata elettorale rischia di compromettere fortemente anche gli equilibri interni e mettere alle strette il presidente Hollande. Secondo le stime Ue, il Front National sarebbe il primo partito con il 25,%. A seguire l’Ump con il 21% e i socialisti poco sopra il 14%. Peggior risultato della storia per il partito di Hollande al quale la Le Pen, forte del trionfo, ha chiesto di “sciogliere l’assemblea nazionale”, chiamando a raccolta “tutte le forze europee”.
Novità anche in Gran Bretagna, dove il movimento anti-Europa Ukip di Nigel Farage vince con il 29,7% dei consensi, seguito dai Labouristi con il 29,6%. Medaglia di bronzo per i Tories del premier Cameron che si fermano al 20,4%. Segue il trend anche la Danimarca, dove il Danish People Party conquista il 23,1%, lasciandosi dietro socialisti e liberali. In Spagna, invece, sostanziale pareggio fra il Partido Popular del Premier Rajoy e il PSOE. 26 a 23 per i due principali partiti iberici, schiacciati dalla novità Podemos, formazione di sinistra guidata dal 36enne Pablo Iglesias. Un debutto col botto, con 1,2 milioni di voti e 5 seggi conquistati. Novità anche in Grecia, dove continua la marcia solitaria del giovane Alexis Tsipras: Syriza vince le elezioni con il 26% delle preferenze. Buon risultato anche per Albadorata che conquista il 9%, ed entra così per la prima volta all’Europarlamento. L’estrema destra vince anche in Austria. Socialdemocratici avanti, invece, sempre secondo le stime dell’Unione Europea, anche in Slovacchia, Romania e Svezia. Convergono al centro, infine, le preferenze di Polonia, Ungheria e Slovenia. Socialisti avanti in Portogallo, col 34% dei consensi.
Carmela Adinolfi