Da “oltre Hitler” a “oltre la sconfitta”. Trasuda sconforto Beppe Grillo. Delusione e rimpianto si fondono in un video messaggio dal blog dopo il silenzio premonitore di ieri. La sconfitta dei 5 stelle è stata cocente e il giorno dopo si iniziano subito a raccogliere i cocci: “son dei numeri che non si aspettava nessuno, però noi siamo lì, siamo il primo movimento italiano, il secondo partito”. Un risultato inaspettato per tutti: candidati, sondaggisti, cronisti, addetti ai lavori, vestali a mezzo stampa. Si parlava già di “sorpasso”, di “andare al Quirinale e chiedere l’incarico”. Invece no, è avvenuto l’irreparabile. Renzi che doppia Grillo. Il Pd che infierisce sugli spavaldi e tracotanti grillini (#vinciamopoi). L’ebetino incoronato come il nuovo De Gasperi. Il post-voto si apre così con l’indigesta batosta pentastellata.
Fino alle 23 tutto era filato liscio. Beppe Grillo al voto nel suo seggio a Sant’Ilario (“l’obiettivo è vincere e fare qualcosina in più del Pd, secondo i sondaggi siamo lì lì”) rievocava la prodigiosa serata di venerdì a San Giovanni. Berlinguer, papa Roncalli. Il vento sembrava essere cambiato. Qualche caso controverso nel pomeriggio. La deputata campana Colonnese Vega scrive su Facebook: “Attenzione, secondo dei sondaggi del Viminale il Movimento sarebbe parecchio avanti. L’ordine impartito ai presidenti di seggio è quello di annullare più schede possibile”. Gaffe macroscopica (dopo poco il post scompare). A Livorno invece il Prefetto dà ragione ai pentastellati: i rappresentanti di lista del Pd presenti ai seggi indossano un cartellino con una chiara indicazione di voto. Risultato: cartellini ritirati. Si va avanti, nulla accade fino a tarda sera. Al quartier generale dell’Eur arrivano, verso le 22, i romani Roberta Lombardi, Manlio Di Stefano, Nicola Morra e Alessio Villarosa. Tutti pronti allo spoglio. Sono momenti frenetici. I primi exit poll danno i 5 stelle al 26,5% (meglio dell’anno scorso ma distanziati di 7 punti dal Pd) e, con l’arrivo delle prime proiezioni, inizia la caduta libera fino al 21,1%. Arrivano Morra e la Lombardi ai microfoni: i dati non sono definitivi, si aspetta domani.
A metà giornata arriva puntuale l’intervento del leader. Sembra un po’ frastornato, malinconico ma invita comunque ad “andare avanti”. “Abbiamo il tempo dalla nostra” dice e poi si inoltra, incautamente, in analisi sociologiche sul voto: “quest’Italia è formata da generazioni di pensionati che forse non hanno voglia di cambiare, di pensare un po’ ai loro nipoti, ai loro figli, ma preferiscono stare così”. E’ lui il leader e deve comunque diffondere un messaggio di speranza: “siamo la prima forza di opposizione, faremo opposizione sempre di più, sempre meglio e cercheremo di rallentare il dissanguamento, lo spolpamento di questo Paese”. Intanto qualcuno riflette sul risultato. Di Maio scrive su Facebook: “vorrà dire che andremo a parlare con quei circa 2 milioni di cittadini che non ci hanno rivotato” e Di Battista ringrazia i 5 milioni di elettori pentastellati senza però “mollare ora”. Certo, i 5 stelle ne sono usciti con le ossa rotte ma di tempo per leccarsi le ferite ne avranno abbastanza. Ma non troppo, perché Renzi tira dritto a tutta velocità (o così pare). E, mai come ora, nessuno si potrà permettere di rimanere indietro.
Giacomo Salvini