Russia Ucraina: Putin e la grana Minsk
Per mesi, i vari formati di negoziati aperti per la gestione del conflitto in Ucraina sono rimasti a un punto morto; ma improvvisamente, a metà gennaio 2016, portando alle parti coinvolte speranze e preoccupazioni, si sono moltiplicati i segni di una svolta. Il più espressivo punto è stata la chiamata telefonica del 13 gennaio di Barack Obama a Vladimir Putin, nella quale il tema focale è stato l’Ucraina. Il seguito è arrivato venerdì a Kaliningrad, nella riunione tra l’assistente segretaria di Stato, Victoria Nuland, e l’aiutante di Putin, Vladislav Surkov. Surkov ha descritto le sei ore dell’incontro come una “tempesta cerebrale”. E, mentre il suo status ufficiale è basso, Surkov è una persona che può inventare complessi compromessi e poi venderli al suo capo.
Putin vuole soprattutto essere in grado di negoziare il destino ucraino direttamente con Washington. Indipendentemente da qualsiasi concessione che il Cremlino fosse costretto a fare, un tale formato bilaterale innalzerebbe lo status internazionale russo. Mosca mantiene aperti i dialoghi in corso con Berlino e Parigi, ma a questi verrà aggiunta solo un poca di vernice sull’accordo stipulato con Washington. Inoltre, il Cremlino presuppone che l’Europa sia così preoccupata con i suoi disturbi domestici che ha ben poco tempo per l’Ucraina.
Vladimir Putin sa che Petro Poroshenko è impopolare e assediato da un’opposizione arrabbiata per gli intrighi russi. Pertanto, Putin ha nominato, in qualità di rappresentante russo nel gruppo di contatto, il suo leale subordinato Boris Gryzlov, e lo ha mandato a Kiev per mettere il presidente ucraino in uno stretto angolo politico. Il capo di stato russo vuole sfruttare il canale della negoziazione del gruppo di contatto per presentare l’Ucraina come impantanata, in discordia e in declino.
Russia Ucraina: Putin e la grana Minsk
Dal punto di vista di Putin, Minsk è sempre stato un problema. Putin non è mai stato contento d’essere trattato come il capo di una potenza europea regionale, piuttosto che come un contropartita degli Stati Uniti. Non è mai stato veramente contento della partecipazione ucraina nei colloqui. A suo parere, spesso espressi, le due grandi potenze dovrebbero decidere, e poi imporre il proprio punto di vista a Kiev.
Di conseguenza Putin, tutto ciò che potrebbe derivare dagli ampliati contatti tra Mosca e Washington sull’Ucraina, non lo vedrà come una sconfitta; – per un riflesso di una condizione d’indebolimento del suo paese per le sanzioni – ma piuttosto come una vittoria, perché lui è riuscito a far accettare agli Stati Uniti la sua visione del mondo.
Ciò avrà conseguenze, non solo per quello che farà Putin in futuro, ma anche per il futuro ucraino, le relazioni USA-Europa, e soprattutto, come alcuni hanno suggerito, ora c’è “ un’Ucraina che stanca”, e Washington e le altre capitali occidentali non possono essere sempre disposte a fare concessioni.
Il principio dei paesi del centro Europa con la Federazione Russa, “niente che ci riguarda senza di noi”, cioè, non ci dovrebbero essere negoziati che li coinvolgono, senza la loro partecipazione, è una base che chiaramente a Putin non piace e non accetta.
Ora, per il momento, il leader del Cremlino ha trovato la sua strada. Minsk per tutto ciò che era ed è di sbagliato rimarrà sul tavolo; ma Putin, contando sul desiderio americano d’aver imboccato una strada che rivendica il merito d’aiutarlo, ha trovato un modo per cambiare la situazione.
Gabrielis Bedris