Iraq: le forze curdo-irachene stanno impedendo alla popolazione del nord del paese, sfollata durante i combattimenti contro l’Isis, di fare ritorno alle proprie case, a dirlo è Amnesty International. Tuttora, il governo regionale curdo (KRG) e i curdi Peshmerga stanno continuando a contrastare l’avanzata dello Stato Islamico sul suolo di Baghdad. Dalla rotta dell’esercito iracheno, avvenuta in concomitanza con le prime conquiste dell’organizzazione jihadista, sono diventati fondamentali per la coalizione Usa-led.
Il numero degli sfollati ha toccato quota 3 milioni, da quando sono cominciati i combattimenti nel settentrione iracheno, dove prima delle violenza abitavano insieme arabi e curdi. Ora che il KRG ha posto un controllo stabile su molte aree precedentemente in mano all’Isis – condanna Amnesty – le forze curde hanno cominciato a radere al suolo e a dare alle fiamme case e aziende nel tentativo di sradicare la popolazione araba.
Iraq: i curdi stanno de-arabizzando i territori presi all’Isis
“La rimozione forzata di civili e la distruzione arbitraria di case e proprietà senza una giustificazione militare sono da considerarsi crimini di guerra” ha detto Donatella Rovera, senior adviser per la gestione delle crisi di Amnesty International. Tali accuse sono state nettamente smentite da Jabbar Yawwar, portavoce dei curdi Peshmerga; intervistato dal Washington Post, ha dichiarato che le distruzioni in Iraq sono da imputare esclusivamente ai fondamentalisti del Daesh.
Da Amnesty riferiscono che gli ufficiali del KRG hanno suggerito diverse spiegazioni rispetto a quello che l’organizzazione per i diritti umani vede esclusivamente come un tentativo di de-arabizzare l’area. Tra esse spicca la rappresaglia contro le storiche ingiustizie compiute dal regime di Saddam Hussein che promosse l’insediamento di comunità arabe in territori a maggioranza curda nel quadro di veri e propri esperimenti demografici. Amnesty ribadisce che questo genere di “vendetta” è punita duramente dalle leggi internazionali: invitando la coalizione che sostiene i curdi a esprimere la propria reprimenda, da Amnesty International si precisa che nessuna violenza subita in passato dai curdi può giustificare gli abusi sulle popolazioni arabe.