Spesso sentiamo dire che bisogna tagliare i fondi per i servizi ai cittadini e le protezioni ai più deboli perché non ci sono più soldi. Insomma, la coperta è corta. In realtà non è così, la coperta (lo stato sociale) non è corta, è corrotta: secondo la Corte dei Conti la corruzione ci costa 60 miliardi annui (sommati all’evasione fiscale che ci costa 120 miliardi l’anno sono 3000 euro a cittadino, 12000 euro per una famiglia di quattro persone, 1000 euro al mese).
Permetteremmo mai a qualcuno di rubarci 1000 euro al mese? Perché invece permettiamo a evasori e corrotti di farlo? È ora di cambiare le regole e fare qualcosa. Sabato 3 marzo si è tenuta la conferenza sulla corruzione del Partito Democratico che ha portato a una serie di proposte per combattere la corruzione riassunte nel Protocollo di Canossa.
[ad]Prevenire la corruzione politica con la trasparenza e il controllo dal basso, gli open data e le nuove tecnologie. Tutti i partiti, fondazioni politiche e comitati elettorali dovranno pubblicare su un unico sito internet gestito da un ente terzo tutte le loro entrate e uscite superiori a 500 Euro per fonte o destinatario della transazione, con rendiconti ogni tre mesi e ogni mese nei sei mesi prima del voto. Riformare il finanziamento pubblico e privato ai partiti. Sul finanziamento pubblico, agganciare il rimborso alla spesa sostenuta, creare un organo deputato al controllo e riformare le sanzioni: multe, sospensione ed esclusione dall’assegnazione futura del rimborso. Sul finanziamento privato, introdurre un limite quantitativo e fattispecie penali per la violazione del limite al finanziamento.
Introdurre regole basilari di promozione e tutela della dignità della rappresentanza politica. Disciplinare per legge specifiche cause di ineleggibilità che inibiscano la candidatura e comportino l’automatica decadenza dalle funzioni di rappresentanza politica ad ogni livello dei condannati in via definitiva per i delitti contro la pubblica amministrazione. Eliminare i doppi incarichi, che prefigurino rapporti non corretti tra controllori e controllati, e contrastare gli episodi di familismo a ogni livello. Istituire un’anagrafe, anche tributaria, degli eletti e dei principali dirigenti dell’amministrazione pubblica, a livello locale e nazionale.
Contrastare la corruzione dei funzionari pubblici incentivando le pratiche di denuncia, indispensabili per far emergere l’enorme sacca di corruzione “nascosta” che attanaglia il sistema, e tutelando in modo efficace chi denuncia.
Per combattere la corruzione negli appalti, sempre più alimentata dalla criminalità organizzata, disciplinare per legge alcuni strumenti preventivi e sanzionatori già sperimentati in protocolli virtuosi di legalità (ad esempio il protocollo per la legalità negli appalti dei Comuni di Reggio Emilia e Forlì e del piccolo Comune di Merlino). Assicurare la trasparenza degli atti amministrativi attraverso la pubblicazione, sul sito internet dell’ente pubblico, delle consulenze e delle collaborazioni, di tutti gli appalti e dei subappalti, introducendo meccanismi di regolamentazione dei conflitti di interessi ed incentivando la nascita di stazioni uniche appaltanti dotate di adeguate strutture e professionalità. Promuovere la nascita di “white lists” di operatori economici dotati dei necessari requisiti di moralità professionale e condizionare l’aggiudicazione degli appalti – anche nel privato – al rispetto di detti requisiti: i soggetti dovranno cioè comunicare in modo trasparente la composizione della compagine societaria, compreso il casellario giudiziale dei titolari e dei soci, i bilanci dell’ultimo anno di attività, l’elenco di tutti i fornitori e subappaltatori. Estendere a tutto il territorio nazionale la carta etica dei professionisti di Modena (che prevede l’espulsione del professionista nel caso di condanna per reati mafiosi o la sospensione nel caso di indagini) e creare un osservatorio che la faccia rispettare e impegnare tutti gli amministratori eletti nel PD ad aderire alla Carta di Pisa.
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[ad]Istituire un Osservatorio sul rischio corruzione, che operi un censimento di casi emersi e ne analizzi le corrispondenti procedure e processi decisionali, individuandone gli snodi critici e proponendone la riforma. Costruire una banca dati nazionale sulle statistiche giudiziarie penali per i reati contro la PA con una dimensione temporale, aggiornabile e aperta al pubblico e un indicatore di corruzione costituito da una parte “comune” relativa a variabili economiche, socio-culturali e demografiche e da una parte “specifica” relativa agli ordinamenti giuridici dei paesi europei.
Adottare gli strumenti previsti dalle convenzioni internazionali in materia di corruzione: introduzione delle fattispecie di autoriciclaggio, corruzione tra privati, interferenza illecita negli affari privati, revisione del falso in bilancio. Bisogna riformare il sistema della prescrizione, prevedendo, da un lato, la sospensione della prescrizione sostanziale dopo l’esercizio dell’azione penale, dall’altro un termine di prescrizione processuale che consenta di portare a termine il processo nel rispetto della ragionevole durata. Rivisitare il sistema sanzionatorio dei reati contro la pubblica amministrazione previsto dal codice penale, a partire da un cambio di prospettiva. Bisogna prevedere e garantire l’effettiva applicazione di severe sanzioni pecuniarie agganciate alla rilevanza del prezzo e del profitto del reato ed introdurre meccanismi fondati sul danno punitivo. Il risarcimento dovrà essere quantificato in modo più rapido e in base a moltiplicatori legati alla gravità del reato: nei casi più gravi anche il quadruplo del danno arrecato.