Borsa Milano: sempre super conveniente rispetto a tutte le altre
Borsa Milano: sempre super conveniente rispetto a tutte le altre
La tempesta abbattutasi sulla Borsa italiana nelle prime settimane di gennaio, e in particolare sui titoli bancari, è certamente un insieme di elementi diversi che hanno concorso al più grande calo dal 2011, come la crisi della Borsa cinese, il crollo del prezzo del petrolio, e, certo, i problemi di alcune banche italiane alle prese con i NPL (Noot Performing Loans), ovvero i crediti incagliati e praticamente inesigibili.
Borsa Milano: -51% rispetto a 10 anni fa, l’enorme differenza con quella di New York
Possiamo osservare i livelli della borsa italiana rispetto al 2006 e fare un paragone con quelle più importanti del mondo per avere uno sguardo più razionale della situazione e rispondere anche alla domanda: ma c’è stata una eccessiva finanziarizzazione dell’economia in Italia, la Borsa è salita troppo? Pare di no
Il primo confronto comunque deve essere con la borsa del Paese più importante e ricco al mondo, gli USA.
La Borsa di New York già dal 2011 ha superato i propri destini da quelle europee, dopo avere sofferto meno il calo del 2007-2009. La differenza è enorme. Rispetto a 10 anni fa la Borsa di New York al 20 gennaio era salita del 46% mentre quella di Milano è calata del 51,6%.
Negli USA il Quantitative Easing è partito molto prima di noi, e con esso anche la ripresa dell’economia. Di fatto da fine 2009 negli USA è in atto una crescita economica che per quanto non priva di ombre e di pericoli di rallentamento, continua. Si parla di una possibile crisi nel 2016, quasi fisiologica, dopo 7 anni di segno più, ma probabilmente il problema maggiore è il tasso di occupazione americano che non si è mai realmente ripreso, risalendo al 59% circa, non molto al di sopra dei livelli italiani, e molto sotto quelli inglesi e tedeschi.
Anche per questo, ma non solo, la differenza tra i livelli della borsa di Milano e quella di New York sembrano veramente eccessivi.
Borsa Milano e borse europee, solo Atene più in basso
Il paragone con le borse europee sembra più equilibrato, ma solo fino a un certo punto.
La Borsa inglese è quasi allo stesso livello del 2006, ha seguito una traiettoria a metà tra quella della Borsa italiana e quella newyorkese, dopo una fase di prudenza tra il 2010 e il 2013, a causa della crisi del Sud Europa nel 2011-2012, da cui l’Inghilterra non è stata toccata, ma che non poteva ignorare, dopo è cominciato un moderato rally fino a fine 2015
L’Inghilterra si trova forse in condizioni economiche anche migliori degli USA, con una piena occupazione, non solo per il numero minimo di disoccupati, ma anche per l’aumento degli occupati veri e propri. Unico neo, la performance della produttività del lavoro, piuttosto deludente rispetto agli USA, ma Oltremanica si è preferito garantire l’occupazione anche a prezzo di salari minori, come in Germania. Nel complesso appare già più giustificata la differenza tra le Borse di Londra e Milano.
Più alti i livelli della borsa tedesca di Francoforte, il 40% in più rispetto al 2006.
E’ verissimo che la Germania si è dimostrato il Paese più solido, e anche quello che più è cresciuto dal periodo della crisi, ma questi livelli assomigliano più a quelli newyorkesi che a quelli europei. Probabilmente però appare più giustificabile l’andamento della Borsa di Francoforte, visti i fondamentali economici, che quello della borsa americana.
Con la Francia si ritorna a una situazione di calo. In questo caso la performance appare essere stata molto più simile a quella italiana, anche se meno estrema, nel 2011-2012 anche la Francia ha vissuto il panico europeo dello spread, per riprendersi molto bene dopo, ma in totale è ancora il 17% al di sotto dei livelli del 2006.
E non è un caso se Hollande ha dichiarato di emergenza la situazione economica, con una disoccupazione che non scende sotto il 10%, la crescita che rimane asfittica, tanto da far definire da parte di alcuni la Francia “il vero malato d’Europa”
Ancora più simile a quella della borsa italiana la situazione della Borsa spagnola. -29% circa il livello rispetto al 2006 della Borsa di Madrid. La Spagna è il Paese che nell’ultimo anno ha dato segno più di tutti di una crescita spettacolare, maggiore del 3%, ma non aveva vissuto i rimbalzo del 2010-2011, e ora si trova certamente in una situazione migliore dell’Italia, ma pur sempre alle prese con l’instabilità politica seguita alle elezioni del 20 dicembre 2015.
Solo la Borsa di Atene ha fatto peggio di quella di Milano, e su questo c’è poco da dire, se non che anzi, ci si aspettava forse un divario ancora maggiore, anche se andando più indietro, oltre la crisi del 2008, la Grecia era cresciuta più dell’Italia, e si veda il rally borsistico del 2007, col senno di poi anche piuttosto folle, e quindi questo spiega la non enorme differenza con la perdita di Milano. In ogni caso la borsa greca è il 64% più in basso del livello di 10 anni fa.
Poco paragonabile invece la borsa cinese, segnata da dei progressi che rimangono imponenti nonostante i recenti tracolli. +121% al 20 gennaio l’aumento dal 2006. Una ulteriore correzione in basso è probabile in Cina, a questo punto.
La borsa italiana sembra essere quindi quella che potrebbe dare più occasioni di recupero nei prossimi anni?
Anche perchè anche andando più indietro, al 2000 e oltre, gli attuali livelli della Borsa risultano ugualmente bassi. E considerando che in fondo il nostro PIL è sui livelli di quegli anni e dovrebbe lentamente crescere i prossimi anni, si può intravedere lo spazio per una crescita moderata? Probabilmente sì.
Ricordiamoci però sempre che alla fine quello che conta e quello che determina nel lungo periodo anche l’andamento della Borsa è l’economia reale. Qui vi è l’andamento partendo dal 2008. L’Italia è ultima, dopo la Grecia, ma la differenza rispetto agli altri Paesi forse non è tale da giustificare i divari (riferiti al 2006, ricordiamolo) che abbiamo visto nelle Borse. E quindi abbiamo un altro segno di un possibile recupero nei prossimi anni, ma tutto dipenderà dalla nostra capacità di crescere e incrementare l’attuale “segno più”.