Tra le tante certezze dell’esito della consultazioni europee c’è il tracollo della destra italiana. Destra e centrodestra, grandi coalizioni e partiti minori hanno riportato delle pessime performance. Se il tonfo più pesante è quello della rediviva Forza Italia, che si ferma al 16%, riportando il risultato peggiore dalla discesa in campo di Berlusconi nel 1994, meglio non fanno gli altri partiti dell’area di destra e centrodestra. Il tandem Ncd-Udc guadagna il 4,0% e mette al riparo dall’eventuale “estinzione” il neonato partito di Angelino Alfano che, ieri in conferenza stampa ha plaudito al risultato del partito, salutando l’alleanza con i Popolari di Mauro e attaccando Berlusconi, allontanando così ogni ipotetica proposta di alleanza.
Boom della Lega che, con il 6,5% è la formazione che riporta il miglior risultato a destra. Se, sul fronte internazionale il segretario Matteo Salvini annuncia per domani un incontro con la leader del Front National Marine Le Pen, in casa nostra non disdegna di aprire un dialogo con Forza Italia in cui, peraltro, in alcuni comuni della Lombardia la Lega è presente in coalizione in alcuni consigli comunali. Ossa rotta, invece, per Fratelli d’Italia-Alleanza Nazionale. Il partito di Giorgia Meloni manca per poco la soglia del 4%. Con il 3,7% dei consensi, troppo pochi per entrare all’Europarlamento di Bruxelles, gli ex-berlusconiani Crosetto e La Russa, pur raddoppiando i voti rispetto alle politiche dello scorso anno, non riescono a fare il salto di qualità.
Una situazione disastrosa, dunque, che apre una stagione di riflessione sul futuro della destra e del centrodestra in Italia. Nessun personaggio carismatico per fronteggiare l’avanzata di Renzi a sinistra. In casa Forza Italia, dopo il mezzo flop del consigliere politico Giovanni Toti, si pensa alla successione. “Tieniti pronta” avrebbe detto Berlusconi alla figlia Marina anche se, c’è da scommettere, che Raffaele Fitto forte dei consensi riportarti, secondo fra i più votati dopo la democratica Simona Bonafè, farà valere il proprio peso nelle regioni del Sud, nella successione al vertice del partito. Sì, perché, se la destra tiene al Sud, specialmente in Campania e Calabria, perde, invece, paradossalmente nelle roccaforti del Centro-Nord. Assetti totalmente mutati e una riflessione che deve andare oltre i singoli per ricostituire una parte politica, spazzata via dal ciclone Renzi.
Carmela Adinolfi