La corruzione nel mondo in grafici
Corruzione: la classifica stilata tra Trasparency International è basata su 12 rapporti realizzati da 11 diverse istituzioni che hanno analizzato la percezione della corruzione nel settore pubblico di 169 paesi diversi, negli scorsi due anni. Nell’infografica sottostante, vengono contrassegnati in rosso scuro i paesi con alti tassi di corruzione percepita, invece, bassi i livelli per quelli in giallo chiaro: il 68% dei paesi del mondo ha un problema con la corruzione, la metà di essi fa parte del G20.
La corruzione nel mondo in grafici
Nonostante la rinomata ampiezza e profondità del fenomeno, il rapporto di Trasparency International mostra come, nel 2015, il numero dei paesi che hanno migliorato il proprio punteggio sia maggiore di quello dei paesi che, invece, l’hanno visto peggiorare.
Particolarmente significativo il risultato di Grecia, Regno Unito e Senegal: sono quelli che hanno guadagnato più posizioni a partire dal 2012. D’altra parte, segnali preoccupanti arrivano da Brasile, Spagna, Turchia, Libia e Australia.
5 dei 10 paesi più corrotti, fanno notare gli autori del rapporto, compaiono anche nelle ultime posizioni del Global Peace Index 2015 realizzato da Vision of Humanity. Anche se non si trovano in condizioni di “open conflict”, i livelli di povertà e inequità riscontrati in queste nazioni continuano a determinare effetti devastanti. Per esempio, in Afghanistan, sono “spariti” milioni e milioni di dollari che sarebbero dovuti servire a ricostruire il paese, mettendo così a rischio il processo di normalizzazione. Poi c’è il caso dell’Angola: il 70% della popolazione vive con meno di 2$ al mese, inoltre, è il paese con il più alto tasso di mortalità infantile a livello mondiale (un bambino su 6 muore prima dei 5 anni – 150mila bambini muoiono ogni anno) D’altra parte, l’Angola è anche il paese di Isabel Dos Santos, figlia del presidente e più giovane miliardaria africana (3,4 miliardi di dollari il suo patrimonio).
Come da tradizione i paesi scandinavi e del Nord Europa in generale si piazzano bene in classifica. Ma non è detto che un paese con una bassa diffusione del fenomeno corruttivo nel settore pubblico sia in generale al riparo dalla corruzione. Si prenda il caso della compagnia finno-svedese TeliaSonera (per il 37% partecipata dal governo svedese): è accusata di aver pagato milioni di dollari di tangenti per garantire i propri affari in Uzbekistan (153esima posizione). La multinazionale probabilmente sarà obbligata a interrompere i propri affari in Asia Centrale per le pressioni di società e istituzioni. Altro punto per la Svezia.
Tuttavia, come emerge da un altro rapporto di Trasparency, più o meno della metà dei 41 paesi che, nel 1997, firmarono la “Convenzione Anti-Corruzione” dell’Ocse (rappresentano all’incirca i 2 terzi dell’esportazioni mondiali e il 90% degli investimenti esteri diretti) non hanno fatto niente o quasi per impedire alle proprie aziende di “esportare” il fenomeno corruttivo dalla sottoscrizione del suddetto impegno ufficiale.