Accordi Schengen: tutti confusi, Germania compresa
Accordi Schengen: l’Europa in confusione. E la Merkel cerca di riparare i danni.
Il governo tedesco pretende una risposta unitaria dell’Europa per affrontare la massiccia ondata migratoria che sta da mesi ormai affliggendo le frontiere dell’intero continente. I problemi interni della cancelliera Merkel sono ogni giorno sempre più grossi ed il Paese si sta rivoltando contro la cancelliera.
Sono infatti ripresi i controlli alle frontiere, in particolare tra Austria e Germania, dove si è verificato negli ultimi mesi l’afflusso più grande. La Germania in questi mesi non è sembrata in grado di fronteggiare al meglio quello che all’inizio è sembrato come un cambio repentino della politica tedesca nei confronti dell’emergenza profughi.
Solo nel giugno scorso, durante un incontro-dibattito presente la cancelliera, una ragazzina tredicenne palestinese aveva raccontato di essere nel paese da quattro anni ma che temeva di essere comunque espulsa per non avere la garanzia di vedere accettata la sua richiesta d’asilo. La Merkel, con parole che lasciavano davvero poca speranza, aveva spiegato che purtroppo la Germania non poteva farsi carico di accogliere tutti coloro che avevano fatto richiesta d’asilo. Parole che si scontravano con durezza con la realtà vissuta dalla ragazzina, a tal punto la ragazza da farla scoppiare in lacrime davanti alle telecamere. Un’immagine che di certo non faceva presagire la novità di fine estate, quando la cancelliera annunciò l’apertura delle frontiere in particolar modo per che fuggivano dalla guerra di Siria.
Questa svolta a 360 gradi della politica migratoria del più popoloso stato europeo reagiva nel merito di fronte della chiusura a riccio del primo ministro ungherese Orban, che al contrario voltava le spalle alla catastrofe umanitaria che si stava affacciando a grandi passi alle porte dell’Europa.
In questi mesi però la pressione migratoria ha messo in ginocchio la macchina amministrativa tedesca, e la maggioranza dei cittadini chiede a gran voce che si faccia qualcosa per frenare questa “invasione”. Complici le violenze di Capodanno a Colonia, si sono rinfocolate le polemiche e le prese di posizione razziste dei movimenti e partiti dell’estrema destra. Ma anche di una larga fetta del partito della Merkel (CDU) e del suo partito-fratello bavarese (CSU).
La Merkel cerca di accelerare il passo per raggiungere un accordo a livello europeo per i controlli alle frontiere in modo che la situazione si presenti omogenea all’interno della UE. La decisione dell’estate scorsa di creare degli Hotspots in Grecia ed in Italia e cioè dei centri per poter identificare in loco i nuovi arrivati, si sta dimostrando lenta da effettuare e i risultati di una distribuzione in quote tra gli stati europei del numero di richiedenti asilo tarda a realizzarsi e quindi ogni stato nazionale sta facendo da sé, in barba ai propri vicini.
Accordi Schengen: ognuno la pensa a modo suo
Un esempio ne è la Svezia, che negli ultimi giorni ha deciso di avviare dei controlli serrati alle frontiere. O ancora, l’annuncio del cancelliere austriaco (socialdemocratico) Werner Faymann di porre un limite numerico all’ingresso di richiedenti asilo (per il 2016 di 37.500, mentre solo nel 2015 l’Austria ne aveva accolti 90.000). Una decisione che il cancelliere giustifica con la necessità di provvedere ad una adeguata sistemazione dei rifugiati in tema di alloggi e possibilità di impiego lavorativo.
In realtà, un tetto massimo in tema d’asilo è in evidente contrasto con il diritto internazionale ed infatti viene indicato come un “valore di riferimento” ma che esprime bene le intenzioni del governo di accontentare quella parte del paese che non vede di buon occhio l’arrivo indiscriminato di profughi. “Si tratta di un piano B, di misure di emergenza, in attesa che si realizzi un piano europeo” ha precisato Faymann.
La Germania ha già deciso che respingerà alle frontiere coloro che dichiareranno come obiettivo di voler raggiungere altre mete, come Danimarca o Svezia. Di fatto gli accordi di Schengen sono stati sospesi e i controlli alle frontiere verranno prolungati nei prossimi mesi in attesa di novità sul fronte europeo.
Il ministro delle Finanze tedesco Wolfang Schäuble, in un’intervista di pochi giorni fa al settimanale tedesco Der Spiegel, dichiara che se l’accordo di Schengen verrà superato, questo potrà portare conseguenze negative sul piano economico e politico. Inoltre si mostra rammaricato per la presa di posizione unilaterale del governo austriaco, che non ha cercato di trovare un’intesa comune con la Merkel sulla gestione delle frontiere.
Si vuole salvare Schengen, così dicono i leader europei a parole, ma intanto ognuno cerca di frenare il malcontento interno al proprio paese. La Merkel sta correndo ai ripari ma nelle ultime settimane il gradimento popolare per lei è sceso ai minimi storici. Come accusa da tempo Atene, non c’è la volontà politica dei paesi comunitari per mettere mano al portafoglio per finanziare per esempio la presenza di guardie di frontiera nei confini meridionali dell’UE, per l’equipaggiamento necessario per il rilevamento delle impronte digitali, il rifornimento di ambulanze e posti letto.
Lorenzo Chemello