Prematuro l’intervento in Libia

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“Non c’è alcun patto già scritto con gli Stati Uniti per intervenire in Libia”. Giampiero Venturi, esperto di geopolitica per il portale Difesa Online, nega in parte l’esistenza di un “patto” tra Stati Uniti ed Italia, riportato da Repubblica e ribadito dal New York Times. “Non ci sono le basi politiche per un intervento – ci dice – bisogna aspettare la giornata di domani (29 gennaio) quando verranno decisi i ministri”.

Situazione difficile visto che lunedì il parlamento di Tobruk, riconosciuto dalla comunità internazionale, ha votato contro la fiducia al premier designato Fayez al-Sarraj, originario di Tripoli, con 89 voti contrari sui 104. Adesso, spiegano fonti locali ben informate all’Ansa “il premier designato Fayez al-Sarraj ha una settimana di tempo per presentare una nuova squadra di governo”.

Ma in realtà i problemi del mancato accordo sono ben altri. Primo fra tutti l’articolo 8 dell’accordo politico del dicembre scorso che attribuisce al Consiglio di presidenza guidato da Sarraj le “funzioni di Comandante supremo dell’Esercito libico”. Scelta che non fa felice il generale Khalifa Haftar, uno dei principali esponenti del governo di Tobruk. Inoltre il parlamento di Tobruk vorrebbe un governo di unità nazionale più ristretto con 17 ministri rispetto ai 32 proposti.

Libia, Pinotti: “Il Paese non può più aspettare”

Bisogna essere cauti con i tempo – ci dice ancora Venturi – in Libia vige l’anarchia assoluta. Solo quando si troverà un’unità interna allora sarà possibile un intervento”. Il ministro della Difesa, Roberta Pinotti, in un’intervista al Corriere della Sera, ha messo dei paletti temporali: “Non possiamo immaginarci di far passare la primavera con una situazione libica ancora in stallo. Nell’ultimo mese abbiamo lavorato più assiduamente con americani, inglesi e francesi. Non parlerei di accelerazioni, tanto meno unilaterali: siamo tutti d’accordo che occorre evitare azioni non coordinate, che in passato non hanno prodotto buoni risultati. Ma c’è un lavoro più concreto di raccolta di informazioni e stesura di piani possibili di intervento sulla base dei rischi prevedibili”.

Libia, l’intervento italiano

L’intervento italiano in Libia sarà di primo piano. Ma si limiterà ad addestrare l’esercito libico e proteggere i siti strategici. “Difficilmente – spiega Venturi – andremo lì per combattere. Verremmo visti come colonialisti. I libici accetteranno un nostro intervento solo se ci limiteremo ad addestrare e proteggere”. I tempi però, rischiano di essere più lunghi da quelli paventati dal ministro Pinotti. Per questo l’Europa sta pensando di infliggere sanzioni a chi blocca il processo di pace. Una risposta emergenziale per arginare l’avanzata di Isis sul suolo libico.