Libia, fiducia negata al nuovo governo di Tobruk

Libia

La Libia ha al potere due governi: uno islamista con sede a Tripoli e l’altro a Tobruk, riconosciuto ufficialmente dalla comunità internazionale. Entrambi i governi hanno cercato, e in parte ottenuto, il sostegno delle numerose fazioni tribali. Uno scenario multiforme che i governi occidentali sperano di poter unificare grazie alla figura di Fayez al Sarraj.

Il no di Tobruk

Era solo del 25 gennaio scorso il riconoscimento del parlamento libico di Tobruk, un percorso diplomatico e politico lungo e faticoso. Eppure la fiducia al governo di unità nazionale non è stata votata. 89 parlamentari su 104 hanno votato contro la proposta che era stata avanzata dal Consiglio presidenziale libico lo scorso 20 gennaio, dopo mesi di trattative e negoziati, per risolvere la crisi politica e il conflitto armato nordafricano. Stando a fonti locali, il parlamento di Tobruk vorrebbe un governo più ristretto con 17 ministri rispetto ai 32 proposti. Ma non si esclude il ruolo del generale Khalifa Haftar nel no del governo.

Il generale Khalifa Haftar

Haftar effettivamente ha una storia alle sue spalle abbastanza complessa.  Dopo la guerra in Ciad, venne catturato e abbandonato in prigione dagli uomini di Gheddafi. Ne uscì solo grazie alla Cia che gli ha offerto protezione per circa vent’anni. Dopo un tentativo di golpe a Tripoli, si sposta a Tobruk con la protezione (e i finanziamenti) del Cairo, non potendo più contare sugli Stati Uniti che non si fidano più di lui. Il pericolo quindi è che il potere dato ad Haftar lo possa spingere ad affermarsi come nuovo dittatore, un timore che nemmeno la telefonata di Matteo Renzi al presidente egiziano Abdel Fattah al-Sisi è riuscita a placare.

La modifica costituzionale

Sebbene sia stata negata la fiducia a Sarraj – non esprimendosi sul passaggio del potere militare dalle mani di Haftar a Sarraj – il parlamento ha approvato l’accordo delle fazioni libiche mediato dall’Onu. Il trattato di Skhirat dello scorso dicembre prevede la suddivisione dei ministeri, tenendo però in considerazione gli equilibri politici tra l’est e l’ovest del paese.

In attesa della presentazione della nuova squadra di governo, saranno Omar al-Aswad e Ali al-Qatrani, uomini vicini ad Haftar, a continuare il loro lavoro da vice premier, sebbene si fossero autosospesi nei giorni scorsi.

Il nodo da sciogliere sarebbe l’articolo 8 dell’accordo politico di dicembre. Infatti in uno dei punti si conferisce alla presidenza di Sarraj la carica di comandante supremo dell’Esercito libico. Una carica ghiotta per Haftar, per ora assegnata ad Al-Mahdi Ibrahim al-Barghathi.

Il ruolo dell’Isis

Negli ultimi giorni sono più di tredici i video inviati dallo Stato Islamico per reclutare musulmani nel Maghreb. Il nemico sarebbero i “governanti apostati” di Algeria, Libia, Mali, Marocco, Mauritania e Tunisia. Ma ciò che più spaventa  potenze regionali e Stati Uniti è la possibilità di una fusione tra Isis, al Qaeda e gruppi islamisti gheddafiani.

 

Federica Albano