Europee 2009 e 2014 a confronto: risultati ribaltati, l’Italia è rossa
Europee 2009 e 2014 a confronto: risultati ribaltati, l’Italia è rossa
Basta uno sguardo alle mappe pubblicate oggi dal Corriere della Sera riguardanti i risultati delle Europee del 2009 a confronto con quelle appena concluse per notare come il baricentro in Italia si sia spostato negli ultimi 5 anni da destra a sinistra. All’indomani delle Europee del 2009, solo tre regioni si tingevano di rosso, con le storiche roccaforti di Toscana ed Emilia-Romagna che non cedevano il posto all’avanzata di Berlusconi e del Centrodestra, e con Svp che in Trentino riusciva vincere. Oggi nulla rimane di quel grande risultato del Centrodestra, con il PD di Renzi che ha travolto ogni altra forza politica vincendo in tutte le regioni, e superando anche la propria media nazionale nelle circoscrizioni di Centro (46%) e di Nord-Est (43%), ma rimanendo in prima linea anche al Sud e sulle Isole (sfilando qui il posto al Movimento 5 Stelle, che fino a pochi mesi fa non temeva rivali) con un risultato vicino al 35%, e superando il 40% anche al Nord-Ovest.
I dati ufficiali poi parlano chiaro: se nel 2009 il Pdl (che almeno idealmente conteneva anche FdI e Ncd) otteneva 29 seggi, oggi Forza Italia e Ncd insieme si fermano a 16, tra l’altro includendo anche l’Udc di Casini che nel 2009 da sola riusciva a coprire 5 seggi Europei. Sia Alfano che Casini hanno dovuto unire le forze per superare la soglia di sbarramento senza l’aiuto di Berlusconi, e Fratelli d’Italia si è fermata ad un passo dall’obiettivo ottenendo solo il 3,66%. Nel complesso dunque le percentuali del Centrodestra sono dimezzate negli ultimi 5 anni, anche se il cambiamento più importante che ha determinato questa fase di crisi è probabilmente imputabile all’ultimo anno che ha visto il declino di Berlusconi ed il progressivo allontanamento dei suoi alleati, sempre meno inclini ad appoggiare un leader in piena decadenza. Anche la Lega soffre una perdita di voti dal 2009, ma il recupero dal 4% delle politiche è netto: con Salvini il Carroccio supera il 6%, e oltre la soglia di sbarramento è accompagnato dalla lista Tsipras che riesce a recuperare i voti dei Vendoliani e a superare il risultato delle scorse politiche di Sel, accogliendo al suo interno anche gli elettori di Rivoluzione Civile e di tutti coloro che vogliono una Sinistra più a sinistra del PD.
Dal canto suo il Partito Democratico può finalmente festeggiare una vittoria clamorosa, con un incremento significativo di voti dal 2009 che regala ben 10 seggi in più a Renzi e ai suoi (coprono ora 31 seggi del Parlamento Europeo), e una legittimazione popolare che mette sulle spalle del premier una responsabilità enorme, ora che la forza del Movimento 5 Stelle è stata decisamente ridimensionata dagli stessi cittadini che poco più di un anno fa avevano incoronato Grillo.
Il confronto con le politiche del 2013 è infatti scottante per i 5 Stelle, perché al netto dell’astensione (primo vero partito del Paese) il calo del 4% nelle percentuali di voti si traduce in quasi tre milioni di voti persi, passando dagli 8 milioni e 600 mila del Febbraio 2013 ai 5 milioni e 800 mila di Domenica. La differenza non può essere imputata semplicemente alla natura dell’elezione (che pure ha influenzato l’esito del voto, con un’astensione oltre il 40%), ma ad un attenuazione del fenomeno Grillo che ha invece portato un’enorme quantità di voti a Renzi, che può vantare un surplus di 2 milioni e mezzo di voti rispetto alle politiche di un anno fa.