Sondaggi Brexit: maggioranza inglesi favorevoli a lasciare l’Unione Europea
Da una parte ci sono i “progressi reali” del negoziato. Dall’altra un’opinione pubblica sempre più spaccata. A fotografare l’incertezza dell’esito del referendum sul Brexit (uscita della Gran Bretagna dall’Unione Europea) è un sondaggio pubblicato da You Gov relativo al 27-28 gennaio scorso. Secondo questa misurazione – la prima del 2016 – oggi il 42% dei cittadini britannici voterebbe per l’uscita della Gran Bretagna dall’Unione Europea contro il 38% dei favorevoli alla permanenza.
Il dato sui favorevoli al Brexit è il più alto registrato da Ottobre 2014, quando le percentuali erano: 43% favorevoli contro il 37% dei contrari all’uscita dall’Unione.
L’istituto di ricerca You Gov fa notare che la media dei favorevoli al Brexit è stata del 35% tra maggio e giugno del 2015, per poi iniziare a crescere fino al 42% di oggi a partire dalla seconda metà dell’anno scorso. Questi dati sono fortemente influenzati dalla crisi dei migranti che ha riguardato l’Europa continentale ma anche la Gran Bretagna a partire dal luglio scorso.
Sondaggi Brexit: le richieste di Cameron
Le richieste rivolte da Cameron all’Unione Europea sono quattro.
1. Governance economica
Per evitare di essere schiacciata dai 19 paesi dell’eurozona quando dovranno essere approvate le riforme economiche – e in particolare quelle del mercato finanziario e del settore bancario – Cameron ha chiesto di introdurre un meccanismo per tutelare i 9 paesi che non hanno l’euro come moneta o, in alternativa, di introdurre un “freno di emergenza” attivabile dalla Gran Bretagna per bloccare tutto (una sorta di diritto di veto).
2. Competitività
Il primo ministro inglese chiede che la competitività sia una componente essenziale del “Dna” europeo. In particolare la richiesta è quella di rimuovere regolamenti e norme che frenano lo sviluppo economico dell’Ue in modo da rendere più agile la circolazione di merci, servizi e capitali.
3. Sovranità
Secondo Cameron, bisogna allontanare lo spettro delle “ever closer union” (unione sempre più stretta) che decide tutto nelle buie stanze di Bruxelles. Il primo ministro chiede di ridare potere ai Parlamenti nazionali, e in particolare a quello di Westminster. Insomma, va tutelato il principio di sussidiarietà: “Decida l’Europa dove necessario, decidano le nazioni dove possibile”.
4.Immigrazione
E’ il punto più controverso del negoziato. Cameron vuole approvare una legge sull’asilo che permetta di accedere ai benefit – bonus per i figli, sgravi fiscali e case popolari – solo dopo 4 anni di residenza in Gran Bretagna. Inoltre vorrebbe limitare la libertà di circolazione all’interno del vecchio continente quando un nuovo paese entra a far parte dell’Unione.
Oggi il Presidente del Consiglio Europeo Donald Tusk, parafrasando Amleto (“stare o non stare insieme, questo è il dilemma…”), ha presentato la bozza delle proposte che verranno discusse dai Capi di Stato durante il prossimo Consiglio del 18-19 febbraio.
Sui migranti, Tusk riconosce la “situazione eccezionale” che sta vivendo la Gran Bretagna accogliendo così la richiesta di un blocco di 4 anni per l’accesso al welfare proposto da Cameron. La seconda proposta riguarda il ruolo dei Parlamenti nazionali: secondo la bozza presentata oggi almeno 16 dei 28 membri potranno chiedere la revisione di una proposta legislativa entro 12 settimane dalla sua presentazione.
Qualcuno parla di passi in avanti. Altri di richieste “annacquate” e accordo al ribasso. Tutto rimane sospeso. Fino al prossimo 23 giugno, data prevista per il referendum.
Giacomo Salvini
Twitter @salvini_giacomo