Salvini, non è reato dire che non ha mai lavorato
Archiviazione. La querelle tra Matteo Salvini e il Fatto Quotidiano arriva ad una soluzione: il tribunale di Bergamo ha infatti deciso per l’archiviazione della querela fatta da Salvini al giornale direttao da Marco Travaglio, che lo aveva accusato di non aver mai lavorato in vita sua.
Salvini, i fatti
Ecco cosa è successo. Il 13 novembre 2014 sul Fatto viene pubblicato un articolo di Davide Vecchi, dal titolo “Matteo Salvini e le sue boutade populiste: pura propaganda elettorale per stolti”. Nell’articolo viene criticata la Lega Nord e la gestione del Quotidiano La Padania. Matteo Salvini viene definito in sintesi: “ha 40 anni, venti dei quali trascorsi nei Palazzi. Salvini non ha mai lavorato un giorno in tutta la vita”. Poche righe che hanno fatto scattare la querela per diffamazione.
A più di un anno di distanza dalla pubblicazione dell’articolo, è arrivata la decisione. Il Tribunale di Bergamo, con un provvedimento firmato dal gip Tino Palestra, ha archiviato la querela per diffamazione. Le motivazioni del gip: “Titolo certamente già significativo, con particolare riferimento nel contesto di un pezzo comunque interamente e volutamente polemico al fatto che lo stesso Salvini (e il suo partito) non si erano dimostrati in grado di gestire imprenditorialmente neppure il loro giornale, la cui vita si sarebbe mantenuta solo grazie ai soldi pubblici; al fatto che – come parlamentare europeo – avrebbe brillato esclusivamente per assenteismo e irrilevanza; che non avrebbe ‘mai lavorato un giorno in tutta la sua vita’” – e ancora: “si tratta innanzitutto di valutare quali siano gli aspetti francamente menzogneri dell’articolo, e francamente non se ne ritrovano, nella misura in cui la accusa di ‘assenteismo’ viene collegata alle specifiche affermazioni di un eurodeputato francese; l’accusa di aver mandato (economicamente) a catafascio il giornale di partito, tenuto in vita soltanto dai contributi pubblici, riporta a circostanza sotto gli occhi di tutti”. Sull’accusa di non aver mai lavorato: “basta osservare che, nel linguaggio comune, costituisce una frase che si predica del (deprecatissimo!) ‘professionista della politica’ che, magari, ‘politicamente’ occupato per 15 ore al giorno, tuttavia non svolge o non ha mai svolto nessuna ”attività civile”.
Salvini, la replica del Fatto: “Non è reato dire a Salvini che è Salvini”
Nessuna diffamazione quindi. A stretto gito arriva anche la replica del Fatto, che con Ferruccio Sansa riprende alcune righe della decisione del gip: “non siamo nella vasca degli squali, certo non siamo in quella dei pesci rossi”. Un’affermazione accolta come un precedente positivo contro il timore di querele e cause civili. Il Fatto chiude trionfale: “Adesso, però, i cronisti possono criticarlo. Non è reato dire al leader della Lega che non ha mai lavorato. Non è reato dire a Salvini che è Salvini”.