Tutti i sondaggi (anche il nostro) lo indicano come il prossimo vincitore delle primarie milanesi di centrosinistra di questo fine settimana. Il distacco dagli avversari, in primis Majorino e Balzani, varia dai 15 ai 20 punti. Secondo l’ultimo sondaggio Ixé, raccoglierebbe tra il 45,5 e il 48,5%. Stiamo parlando di Giuseppe Sala, commissario Expo, sceso in campo a dicembre sotto la pressione, si dice, del premier Matteo Renzi. Nell’ultimo mese è finito sotto attacco per il bilancio di Expo non ancora presentato e per la vicenda della ristrutturazione della casa a Zoagli affidata all’architetto De Lucchi, già coinvolto in alcuni appalti di Expo.
Bilancio Expo. Caso De Lucchi. Gli avversari continuano ad attaccarla su questi punti. C’è una strategia del fango dietro? Si sente attaccato?
Del fango c’è sicuramente, ma sparato in modalità selfie, contro se stessi, contro il Comune, contro il Paese. Nel giro di un mese abbiamo trasformato Expo da successo a “chissà cosa c’è sotto”. Ma sotto c’è solo questo: la primo Expo degli ultimi vent’anni che non lascia buchi e una grande opera che forse per la prima volta in Italia chiude in attivo, pur avendo tagliato costi lungo il suo cammino.
Basilio Rizzo ha detto che presenteranno un loro nome qualora lei dovesse vincere le primarie. Come si spiega questa ostilità della sinistra nei suoi confronti?
Si spiega con l’autolesionismo di cui sopra. Come direbbe Moretti, “continuiamo così, facciamoci del male”.
Le ha dato fastidio l’appoggio di Verdini nei suoi confronti? E quello di Pisapia alla Balzani?
L’appoggio di Verdini serve a un gioco suo, che a me non interessa. Il sindaco ha voluto la candidatura di Francesca Balzani, che senza quell’appoggio non sarebbe mai nata. Più che legittimo, per carità. Mi limito ad osservare però che nessun componente della giunta in carica appoggia la vice sindaco, mentre in sette sostengono me. A ognuno libertà di giudicare.
Che giudizio dà all’amministrazione Pisapia da 1 a 10?
Almeno 7 e mezzo.
In un intervento alla trasmissione In mezz’ora avvenuto 18 mesi fa e riportato nei giorni scorsi dall’Huffington Post, lei dichiarava di non essere vicino al Pd e inoltre disse che non avrebbe mai fatto politica. Cosa le ha fatto cambiare idea?
Allora erano assolutamente illazioni quelle relative a un mio coinvolgimento politico, che nulla ha a che fare con il voto che ho dato al PD in più di un’occasione. A farmi cambiare idea sono stati i tanti, amici e sconosciuti, che mi hanno chiesto di candidarmi e la passione per la cosa pubblica che l’esperienza di Expo ha fatto crescere in me.
Lei è d’accordo con l’idea di Balzani di rendere bus e tram gratis?
No, i milanesi sanno che i servizi hanno un valore e devono essere pagati, lavoriamo piuttosto su gratuità o riduzioni per le persone che vivono situazioni di difficoltà economica e sociale.
Lei si è detto contrario all’estensione dell’Area C. Ha un progetto per combattere l’emergenza smog?
In questi anni l’attenzione si è concentrata soprattutto sulle emissioni delle auto, ma tutti sanno che il responsabile numero 1 sono quelle delle caldaie. Occorre prevedere norme più restrittive e soprattutto un piano di incentivi e di agevolazioni per arrivare in breve tempo a sostituire le caldaie a gasolio con sistemi più verdi come teleriscaldamento e gas.
Il suo progetto per riqualificare le periferie?
Innanzitutto occorre concepire le periferie dentro un continuum non solo geografico ma anche sociale, grazie all’efficienza della rete dei trasporti, delle piste ciclabili, e dei servizi e a una politica di governo del territorio che favorisca in ogni zona la nascita di realtà – produttive, commerciali, culturali – che sappiano essere attrattive per l’intera città, contaminando positivamente la vita dei quartieri. In questa logica vorrei prendere a prestito il bando internazionale “Reinventer Paris” per cominciare a riqualificare un’area pubblica degradata in ciascuna delle nove zone di Milano e far ripartire subito il progetto, già finanziato, di riqualificazione degli scali ferroviari, che interessa ben sette zone di Milano su nove. A questo occorre aggiungere una nuova politica di housing sociale, che trasformi i criteri non solo di assegnazione e gestione ma anche di progettazione della nuova edilizia convenzionata, per garantire verde, attenzione estetica, funzioni sociali e favorire quel mix sociale – giovani, famiglie, anziani, immigrati regolari – che assicura la vitalità e la sicurezza ai quartieri.
Lei si è detto favorevole alla riapertura dei Navigli. Dove trova i fondi per finanziare un progetto che secondo l’ultimo studio richiederebbe più di 400 milioni di euro?
È evidente che un progetto di questa rilevanza non potrebbe essere finanziato solo dal pubblico, ma la prima cosa da fare è verificarne la fattibilità e il fatto che il Comune abbia qualche giorno fa rifinanziato uno studio di questo mi fa dire che la riapertura dei Navigli è qualcosa di più concreto di un sogno.
A Milano è annoso il problema parcheggi. Come lo si risolve? Si costruiranno altri parcheggi?
Io credo che il problema vada affrontato proiettando lo sguardo verso i prossimi anni: rischiamo di aprire cantieri lunghi e costosi e poi trovarci i parcheggi vuoti e invenduti perché le persone non comprano più la seconda macchina ma usano il car sharing, vanno in bicicletta o con i mezzi pubblici e anche da fuori Milano non si arriva più in macchina. Meglio allora investire su queste strade più sostenibili.
Milano è la città dei giovani e del fare impresa. Che strumenti adotterà per incentivare queste due risorse?
I giovani sono il motore più elettrizzante della mia candidatura e del mio programma; abbiamo immaginato insieme un programma per l’attrazione di start up, sulla scorta di StartUpChile, forme di incentivazione dell’imprenditorialità giovanile, anche nella cultura, conciliazione famiglia – lavoro… E poi la politica della casa, perché vorrei che i giovani a Milano potessero abitare, non solo lavorare.
Non dovesse vincere le primarie, quale sarà il futuro di Sala? Rimarrà in politica?
Sono in politica da poco più di un mese, lasciatemi il tempo di farla, poi tirerò le mie conclusioni.