Unioni civili: Alfano ed i trappoloni che si autoavverano
Quando Angelino Alfano dimostrò di aver il quid (che non necessariamente equivale a disporre dei voti) si coniò un’efficace definizione per definire lo stato del centrodestra a seguito di quella brusca rottura. Il Nuovo Centrodestra rappresentava la sensibilità cattolica dell’ex PdL, Forza Italia invece le origini liberali del Berlusconismo e della mancata rivoluzione del ’94.
Il Nuovo Centrodestra poteva disporre dei vari Lupi, Giovanardi, Formigoni e di tutta la galassia legata a Cl. Forza Italia invece proponeva in prima fila, nella sua kermesse di rilancio all’Eur nell’ottobre 2013, dell’ex tessera numero 2 Antonio Martino, già sfortunato candidato alla segreteria del Pli nella seconda metà degli anni ’80.
Una separazione che sembrava, per quanto Alfano non disponesse della stessa storia politica di Fini, rendere l’Ncd più solida di Fli. La creatura finiana infatti disponeva solo del suo leader, e l’altalenarsi dei suoi risultati dipendevano dal peso politico di un singolo esponente politico. Per Ncd invece sussistevano galassie diffuse. Proprio come Cl a Roma o come il serbatoio siciliano (rappresentato da Alfano e Schifani).
Non è dunque un caso che questa forza politica si sia scagliata vivacemente contro la legge sulle Unioni Civili. Un tema trasversale che non risulta essere determinante per la possibile uscita dal governo del Nuovo Centrodestra (a differenza dell’Udc, ma Alfano non può permettersi questi lussi), ma che vede quel che resta di questo movimento politico in prima fila nella battaglia.
Unioni civili: il trappolone di Alfano
Nella settimana scorsa Alfano ha dunque aperto un fronte. Una proposta al Pd tesa ad accantonare la stepchild adotion per votare poi tutti insieme il DDL Cirinnà così modificato.
Si tratta di una trappola non molto dissimile da quella sull’adozione rinforzata. Un escamotage che la dirigenza democratica ha subito colto e che ha rifiutato. Stracciare quell’aspetto della legge rischierebbe al Pd di perdere il consenso dei Cinque Stelle su questo provvedimento. Un Movimento che si è sempre dichiarato per la Cirinnà senza se e senza ma (e soprattutto senza emendamenti correttivi).
Da questo punto di vista si può dire che il segnale lanciato da Alfano al Pd…sia stato in realtà colto da Grillo!
Dichiarando sul suo blog la libertà di coscienza dei propri parlamentari nei confronti di questo DDL, Grillo non si dimostra soltanto più attento alle questioni elettorali rispetto a quelle di principio. Ma anche sensibile al fatto che la legge Cirinnà si basa ad oggi su un equilibrio fragilissimo. E che basta poco per scardinarlo, mettendo in crisi un vero e proprio investimento politico di tutto il Pd.
Alfano ci ha provato attraverso un intervista e proponendo lo stralcio dell’articolo 5. Grillo ci sta provando attraverso un controverso post sul suo blog.
La battaglia parlamentare sarà ancora lunga.
Ma anche se non sembra, Grillo ed Alfano non sono mai stati così strettamente alleati.