Tesseramento Pd Sicilia, la minoranza dem e il pericolo “Cuffaro”
Tesseramento Pd Sicilia, la minoranza Pd e il pericolo “Cuffaro”
Il pericolo ‘infiltrazioni’ nel Pd sembra essere sempre più presente. Particolarmente nelle sezioni regionali: a tenere attenzione ultimamente è il tesseramento del Pd Sicilia. Una crescita degli aderenti ha fatto venire il sospetto che ci siano ‘infiltrati’ di Totò Cuffaro, ex Presidente della Regione, al tempo sorretto dal centro destra.
Fausto Raciti, segretario regionale del Pd, ha congelato il tesseramento. Una misura preventiva che eviterebbe inquinamenti. Le anomalie sono evidenti e Raciti ha parlato di misure fermissime di verifica. Ogni singola tessera sarà esaminata dalle Commissioni Provinciali di Garanzia: “saremo inflessibili. Non ho ancora i dati completi del tesseramento, che è stato chiuso il 31 gennaio, ma mi sono giunte segnalazioni di pratiche disinvolte in alcune aree dell’Isola. Interverremo laddove sarà necessario. Dove ci sono anomalie, pacchetti, tentativi di scalata quelle tessere si annullano. E non guarderemo in faccia nessuno”. Una questione sorta all’attenzione nazionale quando lo stesso Cuffaro aveva sostenuto come alcuni dei suoi elettori erano confluiti nel Pd. Attività che ha fatto irrigidire i nervi al Nazareno ed ha fatto risorgere vecchie disfide in casa dem.
Tesseramento Pd Sicilia, Cuffaro e quell’assist a Renzi
La minoranza Pd freme. Non approva quest’ingerenza cuffariana. Ancor meno l’appoggio di Verdini e i suoi alla causa renziana. ‘Meglio soli che male accompagnati’, è l’idea. A parlare è una delle voci più pesanti dell’opposizione interna, l’ex segretario Pier Luigi Bersani, con una delle sue classiche metafore: “il Pd non è un partito di potere buono per tutti gli usi. Non siamo un porto in cui può sbarcare chiunque”. Bersani non ci sta. Non vuole un Pd snaturato. A margine di un’iniziativa comune parla anche il Presidente della Regione Toscana, Enrico Rossi, che insiste sul ‘caso Sicilia’: “Cuffaro è stato in carcere per 7 anni per affiancamento e supporto alla mafia. Se fosse vero che i suoi adepti stanno entrando nel Pd è bene bloccare il tesseramento, e fare tutte le verifiche che vanno fatte”. E anche Roberto Speranza dice la sua, da membro di spicco della minoranza dem: “ogni volta che qualcuno come Denis Verdini o Totò Cuffaro accosta il suo nome al Pd c’è un pezzo dei nostri militanti e simpatizzanti che se ne va. Noi vogliamo un partito diverso. Un Pd perno del centrosinistra e mai partito della nazione”.
Ma a preoccupare più di tutti è il deputato bersaniano Miguel Gotor, che minaccia un’uscita dal Pd. Una vera e propria scissione: “se si decide di andare via significa che si è spezzata la connessione sentimentale tra il Pd e il popolo di sinistra. Bersani ha voluto lanciare un campanello d’allarme ma noi lavoreremo fino in fondo da dentro per impedire che il Pd diventi inservibile per la sinistra”. Insomma, o si vira a sinistra o ci sono le condizioni per l’addio. Nuove grane in casa dem per Renzi, già alle prese con il logorio del rapporto fra il Pd e Ncd, a causa delle unioni civili.