Primarie Milano: ecco il nuovo volto del PD
Erano in molti a chiedersi, invero già in precedenza rispetto alle elezioni primarie di Milano, quali sarebbero state le nuove gerarchie di potere politico all’interno del Pd meneghino alla luce del designato candidato ufficiale per la poltrona di Palazzo Marino. Ebbene una ricerca condotta dal Dipartimento di Scienze sociali e politiche dell’Università Statale di Milano, in collaborazione con l’Osservatorio della Società italiana di Scienza politica sulle primarie in Italia, svela oggi una nuova fisionomia del Partito democratico non soltanto grazie ad una attenta e repentina disamina statistico-quantitativa effettuata a priori sugli exit poll, peraltro rivelatisi esatti, concernenti i quattro candidati in campo, ma soprattutto in forza di uno studio approfondito di quello che potremmo definire il nuovo “volto politico” dell’elettorato del Pd milanese. Molti luoghi comuni posti sul tavolo in questi mesi da presunti politologi, sociologi arruffoni e analisti dell’ultim’ora, ne escono decisamente con la coda fra le gambe.
Primarie Milano: partiamo dai dati, dove è maturata la vittoria di Giuseppe Sala?
Quello che colpisce di queste elezioni di Milano non è tanto la vittoria in sé di Giuseppe Sala a scapito della coppia Balzani-Majorino, non ce ne voglia il buon Iannetta statisticamente irrilevante, quanto l’urbanistica dei seggi e dei quartieri dove i bacini di preferenze per l’ex manager di Expo sono stati più generosi. Si era ipotizzato, tant’è che a caldo qualche avversario dalla lingua biforcuta l’aveva definita la “candidata dei salotti”, che Francesca Balzani potesse imporsi all’interno delle circoscrizioni storiche del centro di Milano: tutto il contrario. Nella Zona 1, Sala ha conquistato il 52,7 per cento delle preferenze contro il 30 per cento del vicesindaco Balzani e il 16 di Pierfrancesco Majorino. Stesso leitmotiv per ciò che concerne Largo V Alpini, Montenapoleone o Conciliazione dove le percentuali dei voti incassati dal manager sono state da plebiscito: 69 per cento contro il 20 raggiunto da Balzani. I flussi di calcolo non hanno mostrato mutamenti nemmeno nelle periferie del capoluogo lombardo. Presso la zona di Santa Giulia, Giuseppe Sala ha ottenuto il 60 per cento mentre il vicesindaco si è fermato anche qui intorno al 20. Poche le zone in cui Francesca Balzani è riuscita a spuntarla: via Padova è fra queste.
Primarie Milano: la prossima sfida per il Pd sarà non cedere a revanscismi di parte
Alla vigilia di queste elezioni primarie di Milano si era paventata la sfida tra l’ectoplasma del Partito della Nazione (Renzi dixit) ed il Partito Arancione sulla scorta della tradizione politica di Giuliano Pisapia. Adesso che le urne sono chiuse, per il Pd sarà bene non perdere la bussola in vista delle prossime elezioni amministrative. In buona sostanza, sarà importante che l’elettorato favorevole in questi giorni a Francesca Balzani e Pierfrancesco Majorino, rimanga compatto nei ranghi a sostegno di Giuseppe Sala. Il rischio è quello di cedere a sterili revanscismi e ripicche postume le quali farebbero soltanto il gioco della pars politica avversa. Significativo, in tal senso, è il dato inerente le prossime intenzioni di voto, portato alla luce dalle analisi del Dipartimento di Scienze sociali e politiche dell’Università Statale di Milano con la supervisione del docente di Sociologia politica Paolo Natale. Il 65 per cento dell’elettorato ha dichiarato di voler rimanere fedele al centrosinistra. Una percentuale rassicurante, ma non del tutto. All’interno della compagine di partito resta infatti una comunque sostanziosa fetta di indecisi, 30 per cento, e di possibili disertori della coalizione, una forchetta tra il 5 ed il 6 per cento.
Riccardo Piazza