Legge blasfemia: la Georgia è tra i paesi più religiosi al mondo (il 93% dei suoi abitanti si dichiara “credente”, dati 2015 rilevati da Gallup). Ilia II, patriarca della Chiesa Ortodossa nazionale, nel 2013, era ritenuto la persona più “affidabile” del paese, almeno così pensava il 92% dei georgiani. Dunque, era prevedibile che il provvedimento contro la “blasfemia”, presto passerà all’esame del Parlamento, non avrebbe incontrato l’opposizione di una popolazione, tradizionalmente sensibile all’irriverenza nei confronti di un fattore avvertito come fondamentale per l’identità nazionale.
Legge blasfemia: la Georgia potrebbe vietare gli insulti religiosi
Se il disegno di legge contro la blasfemia fosse approvato chi “insulta i sentimenti religiosi” sarebbe obbligato a pagare una multa di 100 lari (120 $). La cifra raddoppia in caso di recidiva. Invece, la “dissacrazione” di un simbolo religioso arriverebbe a essere punita con una sanzione di mille lari, che in un paese in cui lo stipendio medio supera di poco gli 800, non è di certo un importo insignificante.
Le probabilità di veder passare la legge sono alte anche perché quest’anno in Georgia si svolgeranno le elezioni parlamentari. Il 2 febbraio, nonostante le divisioni interne, la coalizione di governo e il suo maggiore azionista Sogno Georgiano, hanno fornito il proprio endorsement in una seduta della Commissione pertinente spiegando che dal provvedimento trarranno beneficio tutte le convinzioni religiose. Tuttavia, le minoranze hanno già dichiarato la propria opposizione, denunciando come il disegno di legge possa costituire un potente strumento contro la libertà di parola. D’altra parte, la Chiesa Ortodossa – che comunque intrattiene un rapporto privilegiato con il potere secolare in virtù di un “patto” sancito costituzionalmente – non si è ancora pubblicamente esposta a sostegno dell’iniziativa.