L’altalena continua. Nuovo rimbalzo delle borse, dopo la giornata nera di ieri, che ha visto cadere il prezzo del petrolio ai minimi storici dopo tanti anni, il crollo dei titoli delle banche e un nuovo aumento dello spread. Di fronte alla ripresa delle borse, torna a calare anche il prezzo dell’oro, che, dopo un balzo del 5% negli ultimi giorni, aveva toccato il valore record di 1.263 dollari l’oncia.
Milano, la migliore delle borse
Nonostante la diffusione dei risultati di crescita del Pil sotto le aspettative (+0,6 contro lo 0,8% dell’Istat e l’1% stimato da Confindustria e governo), Milano è il primo listino tra quelli del Vecchio Continente, con una crescita del 2,65% e 16.190 punti. Proprio Piazza Affari, invece, ieri era stata la peggiore tra le principali borse europee, lasciando sul terreno il 5,63% e bruciando 23,4 miliardi. Anche Wall Street ha aperto in positivo, con il Dow Jones a +0,76% e il Nasdaq (l’indice dei titoli tecnologici) che avanza dello 0,91%, mentre Londra e Francoforte si sono attestate al 2%, seguite dal Cac-40 di Parigi (+1,79%) e da Madrid (+1,50%).
Secondo il Sole 24 Ore, a far tornare il segno più davanti al volume d’affari delle principali borse sono state sia l’annuncio del riacquisto di bond da parte della Deutsche Bank sia il dato positivo sulle vendite al dettaglio negli Stati Uniti, che ha consentito al dollaro di rafforzarsi.
Torna a crescere il prezzo del petrolio
A trainare, questa mattina, sono stati i titoli delle banche – che, ieri, invece, avevano subito una brusca frenata, insieme alle compagnie petrolifere – e delle assicurazioni, con Mps (-6,81%) e Saipem (-6,28%) che fanno da fanalino di coda. C’è stato anche il ritorno del denaro nel mercato obbligazionario, che ha permesso allo spread di abbassarsi, calando dai 152 punti base di ieri ai 142 odierni.
Anche il prezzo del petrolio è tornato a salire: a Wall Street, oggi, si attesta a 28,1 $ al barile. Ieri, invece, l’oro nero era sceso a 26,05$ al barile, toccando il minimo storico da dodici anni a questa parte. Un calo, quello del prezzo del greggio, che aveva portato l’Opec, l’organizzazione dei paesi esportatori, a pensare alla possibilità di ridurre la produzione.