Unioni civili, botta e risposta tra Bagnasco e Renzi
Il parlamento si trasforma nel Far West ancora una volta con toni che- come al solito ormai- rasentano il ridicolo: “la legge per comprare i bambini non si può fare” e “i bambini non si comprano” sono le frasi sprezzanti che Maurizio Gasparri rivolge al senatore Lo Giudice, parole che rimbombano nell’aula come saette.
La stepchild divide un po’ tutti, non solo i partiti ma anche l’opinione pubblica, e la scarsa informazione gioca un ruolo cruciale: l’adozione speciale, ovvero quella del figlio del partner, viene inquinata spesso e volentieri dal tema “utero in affitto”, nemmeno lontanamente previsto dal ddl Cirinnà e nemmeno da Renzi, che va avanti sulle adozioni: ” La stima è 500-600 bambini in questa situazione. È un punto delicato, è un punto aperto”.
Intanto nonostante la richiesta dei pentastellati di lavorare anche il venerdì (bocciata dal presidente Grasso) martedì si andrà al voto: i problemi sono tanti, e le turbe in seno ai partiti -soprattutto M5S e Pd- creano divisioni; Grillo annuncia la libertà di coscienza sui nodi più caldi del ddl, decisione contestata sul blog dai sui sostenitori più a sinistra al grido di “democristiano”, ma la questione in Italia è di estrema importanza e il Movimento i voti dei moderati non li può proprio perdere.
Intanto il Pd è obbligato ad utilizzare l’ormai noto emendamento “canguro”, un’arma messa a punto dal renziano Andrea Marcucci per difendere il testo dagli emendamenti della Lega: ma i cattodem sono preoccupati, perché il canguro salverebbe le adozioni, purchè votato con voto palese, su cui il capogruppo Pd Zanda è stato molto chiaro: no al voto segreto sul maxi-emendamento.
Unioni Civili, il voto segreto chiesto da Bagnasco
Oramai è arcinota la propensione del cardinal Bagnasco a non avere peli sulla lingua: il suo invito non troppo velato affinchè la libertà di coscienza sia “promossa con una votazione a scrutinio segreto” è stato fin troppo fuori dalle righe; tanto che il premier si è affrettato a replicare: “il voto segreto lo decide il Parlamento, e lo dico con stima per il cardinal Bagnasco, e non la Cei.
Bagnasco sa che la legge andrà in porto, ma vuole addossarne la colpa alla nuova “amministrazione” più morbida di Papa Francesco. Mons. Nunzio Galantino, segretario della Cei, ha voluto calmare le acque: “Per rispetto del Parlamento e delle Istituzioni preferisco non parlare”; una dichiarazione molto diversa rispetto all’ingerenza di Bagnasco. Segno che non solo in parlamento la tensione sia alta, ma ancor di più negli ambienti ecclesiastici.
Giulia Perbellini