Movimento 5 Stelle nelle mani del solo Casaleggio? Il punto di vista dell’ex ideologo Becchi
Il Movimento 5 Stelle nelle mani di Casaleggio: il punto di vista dell’ex ideologo Becchi
Nel Movimento 5 Stelle non è più tempo dell’uno vale uno, né della leadership carismatica di Beppe Grillo. Il M5S, a dispetto dei suoi principi e valori fondanti, ha ormai ufficialmente un capo politico: Gianroberto Casaleggio. Questo, in estrema sintesi, il significato che Paolo Becchi attribuisce al “Codice di comportamento per i candidati ed eletti del Movimento 5 Stelle alle elezioni amministrative di Roma 2016” in un articolo a sua firma apparso su Formiche.net.
Docente all’Università di Genova, Paolo Becchi è stato considerato per molto tempo ideologo del M5S fino alla rottura ufficialmente avvenuta nel dicembre 2015, nonostante già prima Grillo avesse dichiarato più volte che il Professore non rappresentasse il Movimento.
Prendendo le mosse dall’analisi del discusso Codice di comportamento, Becchi mette in evidenza tutti gli elementi che, a suo avviso, proverebbero come si stia affermando un controllo pieno e totale da parte di Gianroberto Casaleggio sul M5S.
L’analisi di Becchi non si concentra, in prima battuta, sulla norme del Codice di comportamento più discussa nei giorni scorsi, ovvero l’articolo 10 che introduce una “clausola penale” ed il risarcimento di almeno 150 mila Euro nel caso i candidati violino gli impegni assunti con la sottoscrizione del Codice stesso. Per Becchi, il dato più allarmante riguarda infatti più che altro i poteri e le competenze che il Codice attribuisce a Gianroberto Casaleggio.
In primo luogo, il Professore cita le norme sulle dimissioni di Sindaco, assessori e consiglieri, che potrebbero essere imposte per decisione diretta da parte di Grillo e Cassaleggio, relegando la consultazione on line degli iscritti M5S come opzione meramente eventuale.
Inoltre, in base al Codice, Beppe Grillo e Gianroberto Casaleggio sono responsabili di costituire – scrive Becchi – uno “staff della comunicazione delle strutture di diretta collaborazione politica degli eletti”, così come di coordinare lo staff deputato a contestare al candidato il mancato rispetto degli impegni assunti con la sottoscrizione del Codice ed il conseguente pagamento della penale. Sotto quest’ultimo punto di vista, Grillo e Casaleggio saranno i soli a poter delegare un “portavoce del M5S ad agire in giudizio per l’esecuzione degli obblighi risarcitori assunti dal candidato”.
Movimento 5 Stelle nelle mani di Casaleggio?
Alla luce della sua analisi, Becchi giunge alle seguenti conclusioni: “Tenuto conto che Grillo ha, ormai, di fatto rinunciato ad esercitare il proprio ruolo di “capo” politico del Movimento, appare evidente che, con questo documento, per la prima volta viene formalmente e pubblicamente riconosciuto che la guida direttiva del Movimento è, oggi, rappresentata unicamente da Casaleggio e dal suo staff”.
Per Becchi, siamo di fronte ad un “sovvertimento completo dell’Associazione M5S e della sua organizzazione” poiché, prosegue Becchi, “i poteri di direzione politica dell’Associazione vengono attribuiti ad una persona che non ricopre alcuna carica in essa […] ma che viene ad esercitare il controllo assoluto sull’operato politico degli eletti”.
Becchi sottolinea come i futuri eletti a 5 Stelle più che essere portavoce dei cittadini saranno portavoce di uno sparuto gruppo di persone, lo “staff”, nominato e controllato da Casaleggio. Verrebbe così meno, de facto, uno dei principi cardine che fin qui avevano caratterizzato l’innovazione politica vantata dal Movimento.
Becchi, sotto questo punto di vista è tranchant affermando che tali previsioni “sembrano violare tutti i principi dell’Associazione”, ma anche “la stessa libertà dei cittadini di associarsi liberamente per il perseguimento di finalità politiche”. Considerando che è ormai chiaro che “il fondatore e attuale direttore di una società commerciale, una s.r.l., (Casaleggio, n.d.r.) è ufficialmente anche il capo della maggiore forza politica dell’opposizione”, Becchi esorta la “base” del movimento a reagire, dimostrando “che il movimento è dei cittadini, dei suoi iscritti, e non di una società di capitali”.