Crisi Grecia: da giorni il paese è teatro di manifestazioni di protesta, a scendere in strada sono stati soprattutto gli agricoltori. Protestano contro l’austerity ma principalmente protestano contro l’aumento delle tasse, dirette e indirette, e la riforma delle pensioni che prevede tagli sugli assegni futuri del 15-30%. Sino ad oggi si sono verificati più di sessantotto blocchi stradali, soprattutto nel nord del paese. La principale autostrada è rimasta chiusa e gli agricoltori hanno minacciato di non far arrivare i generi alimentari di prima necessità ad Atene. Non è facile attraversare il confine con Bulgaria, Turchia e Macedonia e si sono registrati tafferugli tra agricoltori e camionisti che hanno tentato di forzare i blocchi.
Migliaia di persone in segno di solidarietà nei giorni scorsi hanno manifestato in piazza Syntagma, fuori dal parlamento di Atene. Nonostante gli inviti al dialogo di Alexis Tsipras tra unioni sindacali e agricoltori la protesta è degenerata in alcuni scontri tra i manifestanti e la polizia. Il governo fa sapere che negli anni gli agricoltori hanno beneficiato di molte sovvenzioni e che la riforma è necessaria per garantire le pensioni future, nonché di vitale importanza poiché insieme ai tagli alla spesa e agli aumenti alle tasse rappresenta una delle misure chieste dai ministri delle finanze dell’eurozona lo scorso agosto a Bruxelles quando fu approvato il nuovo pacchetto di aiuti per 86 miliardi.
Secondo Paul Thomsen del Fmi, la Grecia dovrebbe ridurre il carico delle pensioni del 4-5% del Pil, circa 9 miliardi, entro il 2018.
Crisi Grecia: Tsipras tra proteste e gestione delle frontiere
La Grecia, tuttavia, deve affrontare un altro problema spinoso: la gestione dei migranti. L’Unione Europea ha dato tempi molto stringenti al paese ellenico per risolvere le gravi carenze nella gestione delle sue frontiere esterne. Mercoledì apriranno quattro dei cinque centri di registrazione ed identificazione dei rifugiati e migranti, i cosiddetti hotspot promessi in autunno all’Unione Europea.
Se entro tre mesi la Grecia non riuscirà a porre rimedio alle carenze nel controllo dei flussi in arrivo identificando tutti i migranti e selezionando chi ha diritto all’asilo dai migranti economici, si innescheranno una serie senza precedenti di norme che consentirebbero agli Stati membri di reintrodurre i controlli alle frontiere interne di Schengen per un periodo di tempo massimo di due anni. Una possibilità a cui potrebbero voler ricorrere Austria e Germania.
A spingere per un’estromissione di fatto della Grecia da Schengen si aggiunge il primo ministro ungherese Orbàn che ritiene necessaria la costruzione di un muro sul confine sud di Bulgaria e Macedonia. Se ciò dovesse avvenire la nostra concezione di Europa cambierà radicalmente. Come ha scritto la Presidente della Camera Laura Boldrini in un post su Facebook al termine della visita sull’isola di Lesbo: « Se la Grecia verrà esclusa dall’area Schengen come qualcuno sta proponendo, perché dalla penisola ellenica entra la gran parte dei richiedenti asilo che raggiungono il suolo europeo, l’Europa stessa naufragherà avendo perso la bussola dei suoi valori e accettando di non rispettare le regole che si è data nei suoi trattati. »
Yari Galli
(Mediterranean Affairs – Editorial board)