Confini mare Italia-Francia: ecco cosa sta succedendo
L’Italia ha un problema diplomatico con la Francia. Nei giorni scorsi la notizia è stata riportata da molti giornali locali (soprattutto quelli liguri e sardi) ma tenuta in sordina da quelli nazionali. La questione riguarda l’accordo bilaterale firmato il 21 marzo 2015 tra i due paesi per la ridefinizione dei confini nel mar Tirreno. Vediamo cosa sta succedendo.
Il vertice franco-italiano
Il 21 marzo 2015, tre giorni dopo l’attentato islamico al museo del Bardo di Tunisi e alla vigilia della prima tranche di amministrative in Francia che avrebbero dato la vittoria al redivivo Nicolas Sarkozy, a Caen (in Normandia) si tiene un vertice Francia-Italia per discutere di Libia, Tunisia e cooperazione internazionale contro il terrorismo. Partecipano i due ministri degli esteri Paolo Gentiloni e Laurent Fabius affiancati dai responsabili della Difesa Roberta Pinotti e Jean- Yves Le Drian. Proprio durante il vertice i due ministri degli Esteri firmano un accordo che ridefinisce i confini (e quindi la giurisdizione) di Italia e Francia nel Mar Mediterraneo. L’accordo viene firmato in gran segreto (“non si capisce chi e perché lo ha firmato da parte italiana” scrive ilfattoquotidiano.it) tanto che il giorno dopo tutti i grandi giornali non accennano nemmeno alla vicenda: “Missione in Libia, patto tra Italia e Francia” (Corriere della Sera), “Italia e Francia confermano di ‘essere pronte a lavorare per la Libia’” (la Repubblica), “Gentiloni: Italia e Francia chiederanno all’Ue più investimenti (per la cooperazione in Tunisia, ndr)” (la Stampa).
Confini mare Italia-Francia: cosa prevede l’accordo
Il sito shom.fr che fa capo al ministero della Difesa francese ha pubblicato la cartina con le nuove competenze territoriali.
In sostanza all’Italia vanno acque al largo dell’Isola d’Elba in cambio di fette di mare a largo di Corsica, Liguria e Sardegna. Scrive ilfattoquotidiano.it:
“Un nuovo accordo, siglato in gran segreto il 21 marzo 2015 ha ridefinito i confini marini in senso smaccatamente favorevole alla Francia. In particolare ha assegnato alla Nazione della Marianna la pescosissima fossa del cimitero(in realtà cinque punti di pesca, profondi da 550 a 900 metri, ribattezzati dai pescatori italiani Cimitero, Fuori Sanremo, Ossobuchi, Vapore e il Banco); uno scrigno naturale dove si riproducono e vivono i gamberoni rossi. Una specie pregiatissima, venduta all’ingrosso a 40 euro al chilogrammo e a 70/80 euro in pescheria e addirittura a 100 euro sotto Natale e a Capodanno. Il tesoretto ittico sarà destinato da ora in poi a soddisfare soltanto i pescatori francesi. E i buongustai d’Oltralpe. Bon appetit, messieurs.”
Ad oggi però l’accordo internazionale tra i due paesi è stato ratificato solo dal Parlamento francese mentre quello italiano non si è mai espresso sulla vicenda.
I blitz francesi ai pescherecci italiani
Nonostante questo le autorità francesi agiscono già come se il trattato fosse pienamente operativo. Due casi a distanza di meno di un mese stanno lì a dimostrarlo. Il primo risale al 13 gennaio scorso quando il peschereccio italiano “Mina” viene sequestrato nel porto di Nizza dalle autorità francesi e poi rilasciato su cauzione. I senatori del Movimento 5 Stelle 10 giorni dopo (il 27 gennaio) presentano un’interrogazione al sottosegretario agli Affari Esteri Benedetto Della Vedova che, in merito alla questione, risponde: “Quanto all’Accordo sulla delimitazione delle aree marittime di rispettiva giurisdizione tra la Francia e l’Italia, firmato il 21 marzo 2015 a Caen, esso non è ancora in vigore e non è quindi applicabile nel caso in questione. L’unico strumento pattizio rilevante nel caso di specie è la Convenzione tra Italia e Francia per la delimitazione delle zone di pesca nella baia di Mentone del 18 giugno 1892, che ha tra l’altro valore esclusivamente consuetudinario, in quanto è sempre stata applicata, pur non essendo mai stata ratificata”. E conclude: “Al momento sono in corso approfondimenti da parte delle Amministrazioni competenti, al termine dei quali sarà effettuata una valutazione globale sull’accordo del 2015, anche ai fini dell’eventuale avvio della procedura di ratifica parlamentare”. Ergo: fino a che l’accordo non verrà ratificato dal Parlamento, non è operativo.
Il secondo caso risale a pochi giorni fa quando un altro peschereccio italiano, partito dal porto di Alghero, sarebbe stato “stoppato” a nord della Sardegna dalle autorità francesi. A denunciare la vicenda è stato il deputato sardo di Unidos Sardegna Mauro Pili in un’interrogazione parlamentare presentata al ministro degli Esteri Paolo Gentiloni e a quello dell’agricoltura Maurizio Martina. Sulla vicenda del peschereccio di Alghero Pili scrive: “Il messaggio è stato chiaro: fermatevi state entrando in acque nazionali francesi in base all’accordo internazionale sottoscritto dal governo italiano da quello francese. Le autorità francesi non ci hanno pensato due volte a fermare l’imbarcazione sarda. E’ solo così che tra ieri e oggi si è scoperto che un accordo internazionale siglato dal Ministro degli esteri francese Fabius e quello italiano Gentiloni aveva ceduto porzioni infinite di mare alla Francia, guarda caso quelle aree notoriamente più pescose e battute dalle imbarcazioni della flotta sarda”.
Per ora dal governo non è arrivata nessuna risposta.
Toti (Liguria): riprendiamoci il nostro mare
L’allarme sulle possibili conseguenze dell’accordo è arrivato lunedì anche dal governatore della Liguria Giovanni Toti che in un’intervista al quotidiano Libero ha invitato Parlamento e Presidente della Repubblica a non sottoscrivere l’accordo per non segnare profondamente “il destino dei tanti nostri pescherecci che letteralmente campano di questo tipo di attività”.
Giacomo Salvini