L’intervista non concessa di Cirinnà al Corriere della Sera
L’intervista non concessa di Cirinnà al Corriere della Sera
“Questa non è un’intervista. Io avevo in parola solo un’intervista con Repubblica. Se qualcuno origlia chiacchiere in Transatlantico, fatte in un capannello con i presidenti delle associazioni, e fa una battuta chiedendo è vero questo, è vero quello, ma io dico oggi non rilascio interviste, poi non fa un virgolettato. C’è modo e modo di fare i giornalisti”. Monica Cirinnà, madrina della riforma sulle unioni civili, è una furia.
Ospite ad Omnibus su La7, la senatrice Pd nega categoricamente di aver concesso un’intervista al Corriere della Sera: “Sono dispiaciuta, perché Fabrizio Roncone è una firma importante di un giornale importante. Per fare un’intervista così bisogna sedersi, fermarsi e prendersi un caffè. Sono allibita. C’è un accanimento eccessivo su questa partita per cercare nel Pd motivi che sono fuori dal Pd e causati da M5S. E’ un modo di essere sciacalli”.
L’intervista a Cirinnà del Corriere della Sera
Per capire meglio la questione, bisogna fare un passo indietro e aprire il Corriere della Sera di oggi. In prima pagina campeggia un virgolettato di Cirinnà: “Tradita dalle liti nei dem“. Andando a pagina 3 si trova l’intervista di Fabrizio Roncone alla senatrice dem.
Cirinnà è un fiume in piena. Il rinvio del ddl sulle unioni civili, che porta il suo nome, è una ferita che brucia. Cirinnà indica i colpevoli: “Pago le delusioni di chi, e sono tanti, nutriva forti aspettative nell’ ultimo rimpasto di governo… Stavano tutti lì ad aspettare il premietto, una promozione… Chi voleva guidare una commissione, chi avrebbe voluto diventare sottosegretario… E allora sono scattate volgari ripicche, atteggiamenti assolutamente disgustosi sia in Aula che fuori”. E ancora: “Mi creda: pago le porcate che mi hanno fatto i renziani in guerra… contro i quali, come s’ è visto, ho potuto purtroppo fare poco”.
In mattinata i media riprendono l’intervista e succede il finimondo. Cirinnà, interpellata, nega tutto.