L’economia italiana arretra. Palazzo Chigi teme il complotto
L’economia italiana è in difficoltà. La notizia arriva sia da fonti interne che dall’Europa. All’inaugurazione dell’anno giudiziario 2016 il presidente della Corte dei Conti Raffaele Squitieri ha bocciato le misure del governo Renzi per la spending review, che ha avuto come effetto solo la riduzione dei servizi ai cittadino. Squitieri ha così commentato: “il contributo al contenimento della spesa non è più solo riconducibile a effettivi interventi di razionalizzazione e di efficientamento di strutture e servizi quanto piuttosto a operazioni assai meno mirate di contrazione, se non di soppressione, di prestazioni rese alla collettività” – e ha aggiunto: “dai tagli operati è derivato un progressivo offuscamento delle caratteristiche dei servizi che il cittadino può e deve aspettarsi dall’intervento pubblico cui è chiamato a contribuire”.
Se il lavoro fatto finora è stato insufficiente, le previsioni non sono ottimistiche neanche per il futuro, Squitieri infatti ammette: “pur nella rassicurante acquisizione di un’economia italiana ormai uscita dalla recessione connessa alla crisi del debito sovrano, le vicende più recenti confermano il permanere di un quadro ad alto contenuto di incertezza, soprattutto avendo riguardo allo scenario internazionale. In una fase così delicata per il nostro Paese è fondamentale fornire impulso alla crescita economica e all’occupazione, pur nel rispetto dei vincoli di finanza pubblica”.
Economia italiana: Ocse, Pil +1% nel 2016
E cattive notizie arrivano anche dall’Europa: l’Ocse ha infatti ridimensionato le stime sulla crescita globale, effetto del rallentamento della Cina e di molti mercati emergenti e l’instabilità dei mercati finanziari. Solo state inoltre corrette al ribasso anche le previsioni sulla crescita del Pil italiano per il 2016: nell’anno corrente l’Italia crescerà dell’1%, lo 0,4 in meno rispetto alle previsioni di Novembre.
Le previsioni economiche non lasciano pensare in positivo, i margini di flessibilità acquisiti in sede europea sono stati usati nella manovra di finanza pubblica per il 2016. Una situazione che non lascia ben sperare per il corso sul consiglio europeo. Ma il premier non è d’accordo. Arrivato ieri in aula per le rituali comunicazioni sul consiglio europeo Matteo Renzi ha proferito parole dure sulla crisi delle banche, e ha annunciato una battaglia contro il resto d’ Europa sulle nuove regole che si vorrebbero introdurre: “oggi ci rendiamo conto che il vero tema delle banche in Europa è una questione enorme che riguarda la prima banca tedesca, oltre che la seconda banca tedesca” – e ha aggiunto: il dato di fatto è che, anziché preoccuparci dei titoli di Stato italiani o di altri Paesi che vengono acquistati dalle banche, bisogna avere la forza di dire che nella pancia delle banche, di molte realtà del credito europeo, c’ è un eccesso di derivati, di titoli tossici”.
Alla fine l’annuncio: “noi metteremo il veto su qualsiasi tentativo che vuole andare a dare un tetto alla presenza di titoli di Stato nel portafoglio delle banche”. Subito è arrivata la replica di Mario Monti: “temo e glielo dico con il dispiacere di chi ha pensato che anche sul piano europeo il suo governo potesse dare un contributo significativo, che lei rischi di far fare dei passi indietro importanti sia allo spirito di comunità in Europa, sia al contratto su cui ogni comunità si basa”.
Se il governo teme il complotto dell’Europa, i margini di trattativa sembrano molto stretti. L’Europa chiede infatti all’Italia una riduzione del deficit e un riordino in tempi stretti dei propri conti. Se Renzi non dovesse arrivare ad una soluzione, l’Europa potrebbe chiedere al governo anche interventi di natura straordinaria che riducano il profilo del bilancio pubblico. Si potrebbe arrivare anche una super patrimoniale, per ridurre il debito e rimettere in ordine i conti.