Ucraina: la crisi politica s’aggrava
Ucraina: due anni dopo la sanguinosa fine della rivoluzione di Euromaidan, che ha spodestato l’impopolare presidente Viktor Yanukovich, Kiev è di nuovo immersa in una profonda crisi politica, e, sembra che le difficoltà e l’incertezza si protraggano ancora. Il governo è sopravvissuto al voto di sfiducia in parlamento, ma i critici descrivono gli eventi della Verkhovna Rada come un trucco inscenato dalle potenti élite politiche del paese e dagli oligarchi alle spese degli ucraini.
Il presidente Petro Poroshenko è stato accusato di doppio gioco dai deputati del suo stesso partito. Sulla scia degli eventi del 16 febbraio, la coalizione di governo è crollata, rendendo sempre più probabili le elezioni parlamentari. Un compromesso con dei cambiamenti nel governo potrebbe essere un tentativo di risolvere la situazione, anche se gli esperti lo vedono come una misura esclusivamente transitoria.
Ucraina: la crisi politica s’aggrava
Il governo, nel pomeriggio del 16 febbraio, dopo che Poroshenko ha chiesto al primo ministro Yatsenyuk di dimettersi, sembrava giunto al capolinea. Durante il voto di fiducia, ben 120 deputati del Bloc del presidente hanno bocciato il lavoro del governo, tuttavia dopo solo 15 minuti, sorprendentemente appena 97 hanno sostenuto le dimissioni del gabinetto.
Subito dopo il voto senza successo, diversi deputati del partito del presidente hanno accusato Poroshenko di doppio gioco e di cospirare con Yatsenyuk: “Questo lo chiamo uno scontro tra contanti e ideali – ha scritto nel suo blog il giornalista Sergey Leshchenko. Se i deputati più fedeli al presidente, tra cui Groysman, [lo speaker del parlamento] non hanno votato la sfiducia, – ha chiarito Leshchenko – è un segnale delle reali intenzioni del presidente, considerato che i deputati delle fazioni più vicine agli oligarchi [Rinat Akhmetov, Igor Kolomoisky e Victor Pinchuk] non hanno sostenuto il voto anti-governativo. Il parlamento non ha un’altra possibilità di spodestare il governo di Yatsenyuk almeno fino alla prossima sessione di settembre.
L’ipotesi di un complotto ordito da Poroshenko e dagli oligarchi per mantenere al potere Yatsenyuk, ha assunto corporeità già il 18 febbraio, quando due partner della coalizione, il partito Batkivshchyna dell’ex primo ministro Tymoshenko, e il partito Samopomich, hanno annunciato l’uscita dal governo. In una nota, da Samopomich si è espressa frustrazione per quella che è stata descritta come una evidente collusione tra gli “oligarchi” e le fazioni politiche guidate da Yatseniuk e Poroshenko. Ora per mantenere il suo posto, Yatsenyuk deve riorganizzare una nuova coalizione e ritrovare un voto di maggioranza in parlamento entro un mese, oppure affrontare delle elezioni anticipate.
L’Ucraina è rimasta bloccata nell’amara guerra con Mosca, che ha annesso la Crimea e inoltre supporta la rivolta filo-russa in Ucraina orientale, dove i combattimenti hanno ucciso più di 9.200 persone dall’aprile 2014 e hanno devastato il cuore industriale della nazione. La scorsa settimana, il capo del Fondo Monetario Internazionale, Christine Lagarde, ha minacciato di bloccare la consegna di un’altra rata dei 17,5 miliardi di dollari del pacchetto di aiuti, sui quali il paese fonda le sue speranze per rimanere a galla.