Berlusconi spiato dalla NSA: le prove nei nuovi file Wikileaks
Berlusconi nel 2011, in qualità di Primo Ministro Italiano, era spiato dai “partner” internazionali ed oggetto di forti pressioni per la caduta del suo governo. Questa teoria complottistica, sostenuta da anni dall’entourage dell’ex Premier, che ha per questo più volte chiesto la costituzione di una Commissione parlamentare d’inchiesta, sembrerebbe trovare un riscontro in alcune prove documentali. In un articolo pubblicato oggi in esclusiva su L’Espresso, sono infatti riportate delle intercettazioni sin qui top secret e diffuse in queste stesse ore da WikiLeaks.
Le intercettazioni sarebbero state realizzate dalla NSA (National Security Agency), uno tra gli organismo governativi statunitensi deputati alla sicurezza nazionale. Quanto rilasciato da WikiLeaks dimostra come gli incontri tra Berlusconi, la cancelliera tedesca Angela Merkel e l’allora Presidente Francese, Nicolas Sarkozy, fossero tenuti sotto controllo, tanto da poterne riportare tutti i dettagli. Dalle intercettazioni, emergono chiare le tensioni tra i partner europei, la scarsa fiducia dell’asse franco-tedesco verso l’ex Cavaliere e le forti pressioni operate sul governo italiano per una risoluzione alla difficile situazione economico-finanziaria nel nostro Paese.
Un primo estratto riguarda i contenuti dell’incontro tra i tre leader svolto il 22 ottobre 2011:
«Un incontro tenutosi il 22 ottobre tra la Cancelliera Angela Merkel, il Presidente francese Nicolas Sarkozy e il primo ministro italiano Silvio Berlusconi è stato definito nei giorni seguenti come teso ed estremamente duro verso il governo di Roma dal consigliere personale per le relazioni internazionali del primo ministro italiano, Valentino Valentini. Merkel e Sarkozy, che evidentemente non tolleravano scuse sull’attuale situazione difficile dell’Italia, hanno fatto pressioni sul primo ministro affinché annunciasse forti e concrete misure e affinché le applicassero in modo da dimostrare che il suo governo è serio sul problema del debito”.
“Sarkozy – proseguono i documenti – avrebbe detto a Berlusconi che, mentre le affermazioni di quest’ultimo sulla solidità del sistema bancario italiano, in teoria, potevano anche essere vere, le istituzioni finanziarie italiane potrebbero presto “saltare in aria” come il tappo di una bottiglia di champagne e che “le parole non bastano più” e che Berlusconi “ora deve prendere delle decisioni”. Non solo: il 24 [ottobre] Valentini ha indicato che il presidente del Consiglio europeo, Herman Van Rompuy, ha sollecitato l’Italia ad adottare misure finalizzate a ridurre l’impressione all’interno dell’Unione Europea che l’Italia sia oppressa da un enorme debito, in un momento in cui sta lottando anche con una bassa produttività e la sua economia sta mostrando poco dinamismo».
La riunione del 22 ottobre segna un momento decisivo per la tenuta politica del governo Berlusconi. Precede infatti la conferenza stampa piena di sorrisini sarcastici scambiati tra Merkel e Sarkozy, prova della scarsa fiducia dell’establishment europeo rispetto alla credibilità di Silvio Berlusconi, che in effetti, il successivo 12 novembre, rassegnerà le dimissioni.
Se è chiaro l’epilogo, ovvero la fine dei vent’anni di berlusconismo, rimane ancora piuttosto oscuro il dettaglio degli eventi che portarono a questa conclusione. In queste foschie emerge però oggi una certezza spesso paventata ma mai, sin qui, provata. Quegli eventi che avevano come protagonista non solo l’ex Cavaliere, ma anche i suoi più stretti collaboratori, come il già citato Valentino Valentini, Bruno Archi, consigliere per la sicurezza nazionale, Marco Carnelos, consigliere diplomatico, Stefano Stefanin, rappresentante permanente dell’Italia alla Nato, furono seguiti “in diretta” dalla NSA.
I piani di sorveglianza massiva della NSA
Come si evince dai documenti pubblicati da WikiLeaks, l’Italia era nei piani di sorveglianza massiva realizzati dalla NSA e svelati tre anni fa dall’ex tecnico della CIA, Edward Snowden. Le intercettazioni non erano infatti circoscritte alla crisi economico-finanziaria che attraversava l’Europa intera e l’Italia in particolare in quegli anni, ma facevano parte di un piano molto più ampio ed articolato su cui sempre L’espresso si era concentrato già nel 2013 sulla base del primo rilascio di file top secret da parte Snowden.
In questi, era scritto nero su bianco che in Italia fossero presenti due squadre dello Special Collection Service, un’unità speciale della NSA che lavora sotto copertura diplomatica nelle ambasciate americane, ma anche che fossero attive due operazioni, la “Bruneau” e la “Hemlock”, con l’obiettivo intercettare le comunicazioni dell’ambasciata italiana a Washington. Emergeva inoltre una massiva raccolta dei tabulati telefonici italiani: 45.893.570 telefonate intercettate nel solo periodo 10 dicembre 2012 – 9 gennaio 2013.
#WikiLeaks reveals the #NSA spied on Berlusconi and his closest advisors @SMaurizi https://t.co/WFvoGZAF6C
— l'Espresso (@espressonline) 23 Febbraio 2016
Berlusconi spiato: le (non) reazioni dell’autorità giudiziaria e della politica
Tutto questo è avvenuto in piena discrasia con la nostra Costituzione, che tutela esplicitamente la riservatezza delle comunicazioni, e con le leggi italiane, che vietano la raccolta di informazioni sulle comunicazioni a livello massivo, stabilendo la necessità di un mandato per intercettazioni mirate e supervisionate dall’autorità giudiziaria.
Ciononostante, nessuna procura ha ritenuto sin qui opportuno intervenire e, allo stesso modo, anche le reazioni politiche hanno teso a minimizzare.
Enrico Letta, a capo del governo nel periodo in cui il caso WikiLeaks ha avuto il suo apice, aveva liquidato rapidamente la questione dichiarando di fronte alla Camera dei Deputati: «In base alle risultanze dell’intelligence e ai contatti internazionali avuti, non risultano compromissioni della sicurezza delle comunicazioni dei vertici del governo, né delle nostre ambasciate. Non risulta che la privacy dei cittadini italiani sia stata violata».
Ora che nuove e delicatissime prove documentali sono venute alla luce, l’attuale Premier Renzi potrebbe essere costretto a rivedere questa linea.