Vincenzo Vinciullo: Guadagno 11000 euro e non arrivo a fine mese
Vincenzo Vinciullo, parlamentare in quota Nuovo Centro Destra all’Assemblea Regionale Siciliana, dove ricopre anche il ruolo di presidente della Commissione Bilancio, è stato in queste ultime settimane al centro di una polemica originata dall’intervista da lui rilasciata in un servizio della trasmissione de La7 Tagadà andato in onda lo scorso 6 Febbraio e nel quale ha dichiarato di avere difficoltà ad arrivare alla fine del mese, pur ricevendo per la sua attività di deputato regionale uno stipendio di circa 11.000 euro lordi, il cui corrispettivo netto, poco più di 6.000 euro, non sarebbe sufficiente a coprire tutte le spese che il politico siciliano ha affermato di dover sostenere e che comprendono, tra le altre cose, case a Palermo e Siracusa, spese condominiali, contributi previdenziali, regali di nozze per i numerosi matrimoni ai quali riferisce di essere invitato e la benzina per andare e tornare da Palermo e muoversi in giro per la Sicilia per l’attività politica sul territorio.
Sentendo queste parole, gli ospiti in studio, tra i quali anche Sergio Rizzo, autore del libro che per primo, e attingendo a piene mani anche da casi verificatisi in Sicilia, mise in luce i privilegi della “casta” dei politici, non hanno trattenuto sorrisi ironici, e la conduttrice Tiziana Panella ha altrettanto ironicamente lanciato l’idea di una colletta per aiutare Vinciullo, e l’hashtag #unacollettapervinciullo è ben presto diventato virale sulla Rete, dove non sono mancati numerosi commenti critici nei confronti del parlamentare siciliano.
Vincenzo Vinciullo replica alle accuse
Lo stesso Giancarlo Cancelleri, presidente del gruppo del Movimento 5 Stelle a Palazzo dei Normanni, non ha mancato di rincarare la dose, sottolineando con un post sulla sua pagina Facebook l’assoluta inopportunità dell’uscita di Vinciullo. Quest’ultimo, da parte sua, ha risposto punto su punto a tutti gli attacchi: infatti non ha solo confermato la versione dei fatti data nell’intervista televisiva, ma ha anche annunciato di aver presentato “dettagliata denuncia nei confronti di coloro i quali hanno cercato di infangare” la sua attività e il lavoro da lui “svolto sempre in maniera assolutamente onesta e irreprensibile”, lamentando in particolare il fatto che l’intero polverone si è sollevato per i trenta secondi mandati in onda di un’intervista in realtà durata venti minuti.
Quanto a Cancelleri, è stato accusato di non conoscere “neppure quello di cui parla” da Vinciullo, che ha nello stesso tempo invitato l’esponente pentastellato a “leggere prima di intervenire in una vicenda di cui non conosce alcun aspetto”, affermando inoltre di provare vergogna nell’incontrare “gente che mente spudoratamente sapendo di mentire”.
Ma l’esponente siracusano del Nuovo Centro Destra non si è limitato a ribattere alle critiche che gli sono piovute addosso e, nel tentativo di difendere quella che è a tutti gli effetti una dichiarazione difficilmente giustificabile, si è spinto fino al punto di avanzare sospetti di manipolazione e strumentalizzazione delle sue parole da parte del Presidente della Regione Sicilia Rosario Crocetta e dell’assessore regionale alle Infrastrutture Giovanni Pistorio, i quali avrebbero quindi messo in piedi una vera e propria macchina del fango nei confronti di Vinciullo. Motivo del contendere è la scelta del porto di Augusta quale Autorità Portuale di Sistema contenuta nel documento sui nuovi sistemi portuali emanato dal Ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti lo scorso 21 gennaio, una scelta che Crocetta ha annunciato di voler impugnare, proponendo di dividere la sede dell’Autorità Portuale, concedendola per tre anni ad Augusta e per tre anni a Catania.Una proposta giudicata “irricevibile” in un comunicato da Vinciullo , che ha inoltre dichiarato di essere “più combattivo e risoluto del solito a difendere la causa del Porto di Augusta, che è la causa della provincia di Siracusa”, aggiungendo infine che Crocetta e il “suo Assessore catanese alle Infrastrutture” non devono dimenticare di essere “i rappresentanti del popolo siciliano e non della provincia di Catania”.
Enrico Grenga