Unioni civili: una legge travagliata
Unioni civili: “Ho rischiato l’osso del collo” è la prima affermazione a caldo di Matteo Renzi a scrutinio avvenuto dopo aver portato a casa una vittoria sul filo del rasoio, o una sconfitta meno deludente, come converranno altri. Il voto in Senato si è trasformato in una mozione di fiducia all’esecutivo su un maxi-emendamento presentato al ddl originario della senatrice Cirinnà. A favore 173 voti, contrari 71, nessun astenuto: i verdiniani votano sì, speranzosi di trovare il loro posto all’interno degli equilibri governativi, e nel Pd è già polemica.
I voti di Ala sono ben 18, e secondo Alfano l’episodio ridisegna una nuova maggioranza; Renzi rigetta l’ipotesi, secondo alcuni dem i voti dei senatori capitanati da Denis Verdini hanno poca importanza, ma i conti dello stesso presidente del Senato sono chiari: 173 meno 18 fa 155, la soglia minima richiesta in senato è 161; se i conti sono giusti i voti dei verdiniani non solo sono stati determinanti, ma decisivi.
Come se non bastasse, i pentastellati escono dall’aula al momento del voto: dopo il voltafaccia sul canguro arriva anche il sonoro “vaffa” pronunciato dal cinque stelle Alberto Airola contro il premier; si sgretola completamente l’asse M5S-Pd, troppo fragile già dagli albori. “Abbiamo impedito una rivoluzione contronatura” è l’uscita di Angelino Alfano, a cui segue la risposta piccata dell’ex Pd Pippo Civati: ”chiediamo ad Alfano di prendere la macchina del tempo che lo ha portato fino a noi e di ritornare alla preistoria da cui proviene. Si dimetta”. Anche Roberto Speranza si scaglia contro NCD, non riuscendo però a nascondere l’amarezza di una vittoria a metà: il maxi-emendamento è frutto dell’accordo tra Pd e Nuovo Centro Destra.
Unioni civili: una legge travagliata
Monica Cirinnà l’ha ammesso, questa legge è il primo tassello di un iter legislativo molto più lungo. Certo è che il maxi-emendamento è privo del suo cavallo di battaglia, la stepchild adoption: “un ddl sulle adozioni per le coppie omosessuali è già pronto” dice ancora la firmataria del primo testo, ma tra scrivere e approvare una legge c’è di mezzo un processo parlamentare lungo e difficoltoso.
La nuova legge presenta degli evidenti “buchi” proprio in quei punti che la Cirinnà aveva più a cuore: oltre alla stepchild adoption (articolo 5) stralciato anche l’obbligo di fedeltà. Una disparità di trattamento pesante contestata dalle associazioni Lgbt e d’altro canto voluta proprio da Alfano, che fino all’ultimo ha voluto rimarcare la differenza tra matrimonio e unione civile tra omosessuali.
Nel nuovo testo non è previsto nemmeno l’istituto della separazione, solo il divorzio: la volontà di scioglimento dell’unione deve essere manifestata da entrambe le parti “anche disgiuntamente”, cioè anche da una sola parte della coppia. La sola convivenza viene riconosciuta dalla legge, difatti la coppia viene trattata come tale dinanzi ai vari enti statali; è stato poi specificato che il diritto al mantenimento, in caso di interruzione di una convivenza di fatto, spetta qualora l’ex convivente “versi in stato di bisogno e non sia in grado di provvedere al proprio mantenimento”. Il nuovo testo passerà presto alla Camera per la conversione in legge: anche se scarna, la nuova versione del ddl rimane una tappa obbligata per il definitivo approdo del paese a una più moderna legislazione civile.
Giulia Perbellini