Referendum Svizzera: no all’espulsione automatica degli stranieri
Referendum Svizzera: domenica, gli aventi diritto di voto elvetici sono stati chiamati a esprimersi sulla possibilità di espellere automaticamente dal paese gli stranieri ritenuti colpevoli di aver commesso dei reati “minori”. Anche se il referendum si è svolto in un periodo segnato in tutta Europa dall’inasprimento delle politiche migratorie, gli svizzeri hanno bocciato l’espulsione automatica degli stranieri (“Iniziativa per l’attuazione”) con il 58,9% dei voti contrari. Partecipazione al 63%: percentuale mai così alta per una consultazione. Battuta persino quella registrata nel 1992, quando la Svizzera rifiutò l’adesione allo spazio economico europeo.
Referendum Svizzera: no all’espulsione automatica degli stranieri
Sei anni fa, con un altro referendum, oltre la metà degli elettori svizzeri approvò delle misure di espulsione automatica degli stranieri trovati colpevoli di reati sessuali o violenti. Nonostante i problemi di carattere “applicativo” che la decisione non ha mancato di determinare, da questa base, la destra conservatrice dell’UDC (Unione democratica di Centro), conosciuta per le posizioni estreme su Islam e Unione Europea, ha dato il via alla sua campagna “solitaria” per rendere automatica anche l’espulsione degli stranieri che commettono reati “non gravi” (riciclaggio, falsa testimonianza, ma anche “abuso di sussidio federale” finanche reati per cui non è prevista la carcerazione), se trovati colpevoli due volte nell’arco di 10 anni.
L’iniziativa ha trovato la ferma opposizione del governo, del parlamento e dei maggiori partiti politici: considerata non solo “inumana” ma anche un vero e proprio “aggiramento” della democrazia. La proposta se approvata avrebbe persino impedito ai giudici – accusati di “buonismo” dall’UDC – di bloccare l’espulsione di qualunque straniero anche se ritenuto a rischio di “grave disagio personale”. Insomma, si sarebbe venuta a creare una giustizia “a due livelli” che avrebbe imposto agli stranieri, che rappresentano un quarto della popolazione, circa 2 milioni di persone, un trattamento decisamente più rigido. Infatti, la logica che ha ispirato il tentativo di modifica costituzionale avrebbe portato all’espulsione di circa 10.200 persone (500 “criminali” espulsi nel 2014) che, nella maggior parte dei casi, non hanno mai vissuto in un paese diverso dalla Svizzera (i c.d. “secondos”, ossia gli stranieri di seconda generazione che non hanno praticamente nessun rapporto con il paese d’origine).
I sondaggi di gennaio, davano per certa la vittoria del “si”. Pesa sul ribaltamento della situazione la forte presa di posizione, oltre che del mondo economico, della società civile e del mondo della giurisprudenza. Tuttavia, il “no” popolare all’«iniziativa per l’attuazione» apre la strada a una legge, approvata dal Parlamento appena l’anno scorso, che comunque inasprisce la politica delle espulsioni (espulsione automatica per 5-15 anni, 20 nel caso di recidiva – prevista anche l’imposizione di un divieto di ingresso sul suolo svizzero a vita). Adesso tocca al Consiglio Federale prevederne la data di entrata in vigore: con tutta probabilità non accadrà prima del 2017. Potrebbe riguardare fino a 3mila casi, d’altra parte, la deroga che permette ai giudici di sospendere l’espulsione in via eccezionale (come nel caso di stranieri nati e cresciuti in Svizzera) rende la normativa proporzionale nel rispetto del principio di libera circolazione delle persone.