Strategie ed alleanze: dov’è diretta la nave di Denis Verdini?
Strategie ed alleanze: dov’è diretta la nave di Denis Verdini?
Durante l’arco di questa legislatura diverse sono state le burrasche e le tempeste che hanno costretto i vascelli della maggioranza di governo del premier Matteo Renzi alla ricerca di ardui giochi di sponda. Sibilline manovre carsiche ad ampio stridore di gomene, si sono alternate a violente mareggiate con tanto di vessillo garrito a vele spiegate, specie all’interno dell’aula di palazzo Madama. Il Patto del Nazareno è ormai un capitolo di storia politica contemporanea. Se Joseph Conrad potesse dalla odierna situazione del Parlamento italiano estrapolare un racconto, certamente farebbe riferimento a quella narrativa del mistero e dell’oscuro già presente in Cuore di tenebra.
Proseguendo la navigazione a vista e lambendo con una certa cautela il vorticoso gorgo delle polemiche mediatico-politiche sui nuovi nati, magari seguendo in questa sede il consiglio del Virgilio, “non ragioniam di lor, ma guarda e passa”, una nave più delle altre, per il pallottoliere del Senato della Repubblica, sembra oggi avere maggiore equilibrio di potere per le sorti del PD: la nave di Denis Verdini. Dov’è diretta? Quale la cartografia dopo il voto sul disegno di legge Cirinnà?
Denis Verdini e Matteo Renzi: una coppia “alla Monicelli”
“Io e Renzi siamo legati dalla fiorentinità. Siamo franchi, diretti, siamo un po’ alla Monicelli”. Il riferimento al maestro della commedia all’italiana, Amici miei sembra proprio il titolo azzeccato per la situazione, sfugge candido dalla bocca di Denis Verdini, intervistato da Bruno Vespa nei salotti di Porta a Porta. Il leader di Ala tende poi a minimizzare le fosche trame che lo vedrebbero legato a doppio filo alle sorti del presidente del Consiglio e vicino alla nuova massoneria: “Sono perseguitato da queste storie: non sono un massone. Se lo fossi, lo direi”.
Denis Verdini, i transfughi della vecchia Destra e quel voto sulle Unioni civili
Eppure, sotto quella patina satinata costellata di amicizia, goliardia, sprezzo del pericolo e guasconi buffetti toscani, l’ex plenipotenziario di Silvio Berlusconi, Denis Verdini, dimostra di aver ben compreso il peso specifico dell’ultimo voto espresso in Senato sulle Unioni civili e ne traccia un profilo razionale: “È un voto che ci compromette, un voto molto importante, ponderato, su di una legge importante. Il voto di fiducia non è un atto di generosità, ma frutto di un serio convincimento”.
Quando infine il tono dell’intervista condotta da Bruno Vespa si fa più incalzante riguardo il futuro di un gruppo di senatori che un tempo fu parte fedele dei ranghi dell’ex cavaliere di Arcore, il leader di Ala raccoglie il guanto della provocazione rintuzzando colpo su colpo e destinando qualche piccolo strale anche alla sua abbandonata tradizione politica: “Da qui alla fine della legislatura non ci tireremo indietro. Non avendo fatto trattative, non abbiamo chiesto ministri e sottosegretari. Non siamo organici. Questa è una legislatura costituente e quando è nata c’era un sostanziale pareggio alle elezioni tra i due schieramenti. Non c’è nessun accordo con Berlusconi, quando è caduto il patto del Nazareno io ho scelto di continuare con il lavoro delle riforme”.
Riccardo Piazza