Scontri Calais: il tentativo di sgombero poi la violenta reazione dei migranti che affollano il campo temporaneo, soprannominato “The Jungle“, sito nella località francese, in attesa di potersi recare in Gran Bretagna. Ieri, all’arrivo dei bulldozer che avrebbero dovuto smantellare la parte sud del diroccato accampamento, 150 (forse 200) tra migranti e attivisti si sono scontrati con la polizia.
A quel punto le forze dell’ordine in assetto anti sommossa hanno sparato lacrimogeni per disperdere la folla che, nel frattempo, rispondeva con una sassaiola e incendiando le malconce tende del campo. L’iniziativa si è concretizzata dopo che, giovedì, il tribunale di Lille si era espresso a favore di un parziale smantellamento del campo (acconsentendo a mantenere in piedi spazi comuni, “scuole” e luoghi assegnati al culto).
Scontri Calais: il punto della situazione
Stando alle testimonianze di alcuni operatori umanitari, riportate dai media, la polizia è arrivata all’alba intimando ai migranti di abbandonare la zona sud del campo: in caso contrario sarebbero scattate le manette. Al rifiuto di molti ad abbandonare l’insediamento, la polizia francese avrebbe risposto con un intenso uso di gas lacrimogeni: le squadre di demolizione hanno così potuto dare inizio ai lavori, migranti e attivisti hanno tentato di fermarle lanciando delle pietre. Secondo le stesse testimonianze, molte tende sarebbero state incendiate dai lacrimogeni stessi, anche se sarebbero almeno una ventina, invece, quelle incendiate dagli stessi migranti e dagli attivisti No Borders in segno di protesta. Di questi ultimi, 3 risultano in stato di arresto, così come un abitante del campo.
People on roofs of #Calais huts to stop workers demolishing them. Some pulled down by police earlier, I’m told pic.twitter.com/GsyKAR3z04
— Peter Walker (@peterwalker99) 1 marzo 2016
Il governo francese ribadisce che la demolizione della parte meridionale del campo era necessaria per via delle condizioni degradanti in cui versava. Spostarsi in un’altra parte dell’insediamento, in nuovi “campi” costruiti nelle vicinanze di quello di Calais (come quello di Dunkerque), o ancora scegliere tra un centinaio di centri accoglienza sparsi sul territorio francese: queste le alternative proposte, commentano gli scontri da Parigi. Da parte francese era stato assicurato che nessuno sarebbe stato sgomberato con la forza: si ribadisce, dunque, che la polizia ancora presente nel campo è esclusivamente posta a tutela dei funzionari addetti a spiegare la necessità del trasferimento “tenda per tenda” (e per impedire l’ingresso degli operatori delle ONG, riferiscono gli attivisti). La prefettura di Calais afferma che i tre quarti delle tende della zona sud sono state abbandonate volontariamente in seguito all’opera di mediazione dei propri funzionari: l’obiettivo è di portare la popolazione del campo a 2mila persone massimo.
La riluttanza dei migranti ad appoggiare l’operazione “umanitaria” si spiega con la necessità di fornire le proprie impronte digitali in cambio della nuova sistemazione. Le autorità francesi garantiscono che nessuno verrà lasciato senza un posto dove andare: sarebbero circa un migliaio le persone interessate dallo sgombero secondo le autorità. Non sono d’accordo la maggior parte delle organizzazioni non governative che lavorano a Calais, secondo le quali i migranti interessati dal provvedimento sono molti di più (oltre 3400 persone vivrebbero nella parte sud del campo, di cui oltre 200 donne e 650 bambini, di cui circa 420 “non accompagnati”). Intanto il Belgio ha aumentato la sorveglianza alle frontiere: si teme che i migranti in fuga da Calais tentino di arrivare in Gran Bretagna dai Zeebrugge e da altri porti belgi (molti sono stati avvistati durante la notte sulle arterie stradali che portano al confine con il territorio di Bruxelles).