Il partito neonazista tedesco verrà vietato?
Una richiesta di vietare l’NPD, Nationaldemokratische Partei Deutschlands, è stata presentata nel 2013 alla Corte costituzionale federale tedesca, la Bundesverfassungsgericht, dal Bundesrat, la Camera che vede rappresentate al suo interno le diverse regioni della Germania. In questi giorni si sta svolgendo una tre giorni di udienze sul merito della questione. Rendere incostituzionale o meno un partito politico xenofobo e marcatamente filonazista.
Perché si vuole vietare il partito neonazista tedesco
Il partito di ispirazione dichiaratamente nazionalsocialista, nato nel 1964, è in crisi di adesioni. Molti sono andati ad ingrassare le fila della AfD, Alternative für Deutschland, e del movimento politico antiislamista Pegida, che sempre più vedono incrementare i loro consensi in questo periodo di forti polemiche sul numero di immigrati che la Germania sta con fatica cercando di accogliere ed integrare nell’ultimo periodo. Nonostante questo indebolimento dispone di 5 deputati nel parlamento del Land Meclemburgo-Pomerania Anteriore, nel nord-est del Paese e di un parlamentare europeo Udo Voigt (ottenne l’1,o % dei voti alle europee del 2014, con 301.139 voti).
L’articolo 21.2 della Costituzione tedesca recita così: “I partiti, che tentano attraverso i loro obiettivi o l’atteggiamento dei loro membri di alterare o addirittura cancellare l’ordine democratico liberale o ancora ad attentare all’esistenza della Repubblica federale Tedesca, sono anticostituzionali.”
Tutti i partiti del panorama politico tedesco si schierano dalla parte del divieto e hanno fiducia che questa volta per l’NPD le ore siano contate. Infatti già nel 2001 c’era stato un tentativo di estromettere questo partito di estrema destra dall’offerta politica nazionale con una mozione di incostituzionalità. La Corte Costituzionale però, espressasi sulla questione nel 2003, aveva respinto la richiesta motivandola con la scarsa rilevanza attribuita alle valutazioni fatte dai cosiddetti V-Männer (o V-Leute, Vertrauenspersonen), cioè dagli informatori infiltrati nei gangli del partito, facenti in realtà parte delle forze dell’ordine o comunque che da loro vengono pagate. Era stato un insuccesso per i sostenitori del divieto ma anche una indiretta legittimazione dell’attivita politica dei neonazisti, i quali con il passare degli anni hanno radicalizzato sempre più le loro rivendicazioni.
Che la polizia abbia degli infiltrati all’interno di gruppi estremistici non è una grande sorpresa e si giustifica con l’osservazione delle attività che questi ultimi svolgono. Il problema principale che aveva evitato la squalifica dell’NPD aveva a che fare con le prove presentate alla Corte che si riteneva fossero “inquinate” dalle informazioni proveniente dagli agenti infiltrati e quindi non “pure”.
Holger Stahlknecht ministro dell’interno del Land Sassonia-Anhalts, membro della CDU (cristiano-democratici) si augura che l’NPD sia definitivamente allontanato dalla vita politica: “Sarebbe un chiaro segnale che dimostrerebbe come una politica fatta di odio verso le persone e che infrange la nostra costituzione, non può più venire tollerata in questo paese. In questi tempi difficili è un buon segnale quando lo Stato si dimostra forte”. Stahlknecht è uno dei promotori del procedimento che mette sotto accusa l’NPD di essere un partito che oltrepassa i limiti della costituzione e che mette in pericolo la democrazia.
Il presidente del Baden-Würrtemberg dei Verdi (Grüne) Winfried Kretschmann in merito all’efficacia giuridica di una richiesta di divieto di attività per l’NPD, ha dichiarato lapidario: “Altrimenti non l’avremmo presentato”. Si esprime da più parti la convinzione che questa potrebbe essere l’occasione propizia per mettere fine alla stagione politica di un partito scomodo che ha agitato le acque politiche del paese, mettendo la Germania in imbarazzo di fronte agli atri partner europei per il semplice fatto di esistere. In merito al procedimento contro di loro l’NPD reagisce accusando gli altri partiti dell’arco costituzionale, i quali sono tutti uniti contro l’NPD, di volere non solo vietare l’attività del loro partito ma anche di voler istituire un esempio per il futuro. Inoltre i neonazisti sul loro sito internet si richiamano al diritto di critica che verrebbe a mancare affermando: “A Karlsruhe (città dove ha sede la Corte Costituzionale tedesca nda) sul banco degli imputati non è seduta solo l’NPD, ma persino la critica viene messa alla gogna”.
Con un nome così evocativo dal punto di vista storico un partito del genere non poteva non aspettarsi di venire prima o poi attaccato sia politicamente che giuridicamente. Ora l’NPD ha l’occasione di ergersi a vittima sacrificale dello Stato e rivendica paradossalmente la salvaguardia delle proprie idee. Un insolito rigurgito democraticista per un’ideologia politica incline alla dittatura tout court.