Iran: la vittoria dei riformisti che fa respirare l’economia
Iran: il 26 febbraio gli iraniani sono andati alle urne per le elezioni parlamentari e la vittoria dei riformisti è stata schiacciante. Il potenziale economico e politico dell’Iran è altissimo, ma per renderlo effettivo servono riforme che sappiano guardare al futuro, oltre a un Parlamento “collaborativo”. Con le ultime elezioni si è appena concluso più di un decennio di dominio conservatore: il canale di comunicazione diplomatica con l’Occidente sembra destinato ad allargarsi ulteriormente.
Iran: la vittoria dei riformisti che fa respirare l’economia
Venerdì scorso sono stati scelti i membri del Majles (il Parlamento) e dell’Assemblea degli Esperti, composta da membri religiosi, eletti anch’essi tramite voto, con l’incarico di eleggere il leader supremo del Paese. Solo a Teheran, i riformisti hanno guadagnato 15 seggi su 16 nell’Assemblea e 30 su 30 in Parlamento. La loro vittoria apre nuovi scenari politico-economici: basti pensare ai successi ottenuti da Rouhani dopo l’amministrazione di Ahmadinejad per la fine delle sanzioni nucleari e l’apertura verso gli Stati Uniti. Ma secondo gli analisti non sono da sottovalutare anche i futuri investimenti e commerci con l’Occidente.
La sfida di Rouhani resta comunque ardua, ma ora sembrano esserci le premesse politiche per realizzarla. L’ex parlamento aveva ostacolato con tutte le sue forze le decisioni del Presidente iraniano: aprire un dialogo con gli Stati Uniti, rafforzare gli investimenti esteri abbattendo la corruzione, rinforzare il settore privato, sembravano tutti obiettivi irrealizzabili agli occhi dell’Assemblea. Certo il problema della corruzione non è da sottovalutare, basti pensare che secondo l’indice Transparency per la corruzione globale del 2015, l’Iran ha una valutazione di 130\167 (l’Italia di 61\167). Senza considerare la scarsità di investimenti e di produttività che ora però con la politica dalla parte della liberalizzazione economica, potrebbero essere solo un vago ricordo.
La nota dolente sta nel fatto che i conservatori detengono ancora il potere mediante il Consiglio dei Guardiani, un’istituzione di tipo religiosa non eleggibile che può mettere il veto sulle leggi, quindi le decisioni di Rouhani potrebbero essere fortemente limitate. Al termine delle sanzioni internazionali, il governo potrebbe offrire contratti per la vendita di metano e petrolio all’estero, e gli analisti temono che Rouhani possa incontrare le resistenze dei conservatori. Un problema che forse non ha motivo di esistere: il Consiglio dei Guardiani dovrebbe essere più interessato alle questioni socio-culturali che non a quelle politico-economiche. Ad ogni modo, queste elezioni apriranno all’Iran una porta sul futuro.
Federica Albano