Ecco perché Renzi non vuole intervenire in Libia
L’uccisione di due italiani, il rilascio di altri due. Il continuo rimando della fiducia al futuro governo libico da parte del governo di Tobruk. L’avanzata dell’Isis. Le pressioni americane. Le opposizioni che lo accusano di “essersi macchiato le mani di sangue” e di non aver in mente una strategia per risolvere la polveriera libica. Il premier Matteo Renzi è braccato. Da una parte gli alleati, Stati Uniti in testa, che premono affinché l’Italia assuma realmente quel ruolo guida che reclama a parole ma non nei fatti ed intervenga fattivamente in Libia. Dall’altra Forza Italia, Lega e M5S che chiedono chiarimenti sul dossier libico.
Libia, Renzi e l’opinione pubblica contraria
Eppure Renzi, nonostante i giornali ancora oggi parlino di intervento imminente (50 incursori sarebbero pronti a partire per il Paese nord africano a giorni), tentenna. E spera. Spera che entro due settimane la situazione si stabilizzi e il governo di Tobruk dia il via libera al nuovo governo libico espressione dell’Onu. Una condizione irrinunciabile per approvare la missione, agli occhi dei libici certo, ma anche del popolo italiano. Ed è proprio la condanna dell’opinione pubblica che Renzi teme. I sondaggi hanno evidenziato come la maggioranza della popolazione sia contraria ad un intervento sul suolo libico. Il premier questo lo sa bene. Il principale motivo che lo frena è proprio la paura di perdere consensi. Lo sottolinea oggi Il Corriere della Sera:
Adesso che gli restano due settimane di speranza, è preoccupato non solo per le incognite sul campo ma anche per l’effetto arcobaleno che la guerra potrebbe provocare nell’opinione pubblica italiana. Il conflitto condannerebbe certamente il leader del Pd a perdere un altro pezzo di elettorato di sinistra, senza conquistare un altro pezzo di elettorato moderato. Lo dicono i sondaggi che descrivono un Paese schizofrenico.