Alta Velocità: il tempo della protesta, il tempo delle decisioni.
[ad]La Lega Nord è a favore, c’è di mezzo del resto il presidente Cota, ma teme le proteste No Tav come un veicolo per dirottare parte dei voti di protesta contro l’attuale governo su altri canali.
Il Pd, a parte qualche voce fuori dal coro, è compatto nel dire sì a questa proposta. E forse il nuovo corso bersaniano, improntato ad una certa intransigenza su certi temi in primis quelli sul lavoro, risente del fatto che sia i Ds sia la Margherita si erano oramai già detti favorevoli al progetto.
Insomma, è troppo tardi per l’estremismo.
Il tema di fondo legato all’alta velocità però è un altro: il governo vuole puntare sulle infrastrutture come volano dello sviluppo economico e come simbolo della fine della lunga stagnazione italiana. Un progetto a tratti keynesiano e che rimembra, secondo alcuni economisti, la politica economica statunitense degli anni ’30. Corrado Passera del resto ha una certa esperienza nel campo e si era proposto come un ministro dotato di una vera e propria ricetta magica per affrontare il problema.
Questa consapevolezza spinge il governo a perorare fortemente la causa della Tav (basti pensare al decalogo dei 14 punti per cui vale la pena fare l’alta velocità), ma al tempo stesso sfrutta il tema per far capire che il clima è cambiato in Italia. E dunque va bene la protesta, se pacifica. Ma poi giunge il momento delle decisioni.
Altrimenti il gap col resto del mondo non può che aumentare ulteriormente.
E questo governo Monti, indipendentemente dalla sua durata, intende lasciare un segnale forte alle future generazioni.