Elezioni Usa: l’America arrabbiata vota Trump e Sanders
Elezioni Usa: l’America è arrabbiata. Donald Trump e Bernie Sanders parlano a quella rabbia, l’hanno capita e l’hanno trasformata in voti. Sfruttando la frustrazione di un’ampia fetta della popolazione statunitense, Trump arriverà quasi certamente a giocarsi la Casa Bianca. Sanders probabilmente non riuscirà a scalzare Hillary Clinton, ma la sua voce da sinistra ha saputo pizzicare le stesse corde the il tycoon newyorkese ha toccato sin dall’inizio della sua corsa verso la nomination.
Elezioni Usa: l’America arrabbiata vota Trump e Sanders
L’America di oggi è un paese dove la disoccupazione è al minimo da otto anni a questa parte e dove Wall Street continua a crescere nonostante le incognite dell’economia globale. Ma non tutti percepiscono questa ripresa. Molti in America si sentono pericolosamente in bilico. Il costo della vita è aumentato mentre gli stipendi restano praticamente quelli di anni fa. Globalizzazione e libero mercato sono parole che mettono i brividi a molti americani perché alimentano le paure di una riduzione dei posti di lavoro e di un taglio ai salari. Tanti americani sono arrabbiati, non si fidano degli storici leader politici ed economici, li ritengono distanti e non sintonizzati sulla lunghezza d’onda della gente comune. Nella rabbia ci finiscono anche il Partito Repubblicano e la candidata democratica Hillary Clinton. Ed è qui che entrano in gioco Donald Trump e Bernie Sanders.
Come scritto dalla CNN, Trump e Sanders hanno pochissimo in comune: le loro ricette sono distanti anni luce, la loro storia politica e personale è quanto di più diverso si possa immaginare, la loro visione della società è diametralmente opposta. C’è però una cosa che li accomuna in queste strane primarie americane: entrambi parlano a quella popolazione che per anni si è sentita ignorata, vessata, emarginata. Quella gente ha perso fiducia nell’establishment ed è arrabbiata.
Sia Trump che Sanders hanno la capacità di parlare ed emozionare. Sanno rivolgersi al loro pubblico perché lo conoscono, sanno dove colpire. Sanders se la prende con l’oligarchia di Wall Street, parla di “rivoluzione politica”, di equità in America e più in generale nel mondo intero. Trump attacca i clandestini, i politici a Washington, le imprese cinesi. Si schiera dal lato di chi ha perso qualcosa o teme di perderlo e promette che farà “l’America grande di nuovo” – è il suo slogan.
In Michigan, ad esempio, Trump ha cavalcato quel sentimento. “Il Michigan è stato depredato. Ci sono fabbriche vuote ovunque”, ha detto in un’intervista alla CNN. Oltre la metà degli elettori repubblicani ha detto di temere che la globalizzazione indebolirà l’occupazione Usa. Oltre il 60 per cento si è detto preoccupato per l’economia americana. Stessa storia e numeri molto simili in Mississippi. Trump si è preso entrambi gli stati.
Anche tra i democratici più della metà degli elettori del Michigan dice di temere per il proprio posto di lavoro e per l’andamento dell’economia. In quest’ottica, non sorprende che a vincere sia stato Sanders anche se di un soffio (50,1 per cento). In Mississippi, invece, l’elettorato afroamericano è rimasto fedele a Clinton.
Ted Cruz, Marco Rubio e Hillary Clinton dicono e ripetono che le ricette di Sanders e Trump sono incoerenti, inapplicabili, insomma non stanno in piedi. Ma non conta perché parlano a gente arrabbiata, parlano a gente che non si fida più di loro.