Esportazioni italia, se non fosse per la Fiat…
Nel 2015 è stato raggiunto il migliore avanzo commerciale degli ultimi 20 anni, 45,2 miliardi, dopo l’ennesimo aumento delle esportazioni che è stato superiore alle importazioni, +3,7% contro +3,3%.
Tutto bene, quindi, le esportazioni hanno proseguito la loro opera di traino del Paese cominciata alcuni anni fa, dal 2012 in particolare, quando erano state l’unica componente del PIL positiva, a compensare parzialmente i crolli di consumi e investimenti.
E tuttavia ancora una volta come in altri campi, per esempio il fatturato e la produzione industriale, di cui abbiamo parlato, negli ultimi mesi emerge una sorta di dipendenza da un settore e da una azienda in particolare, quella automobilistica e FCA (Fiat Chrysler) che regala un quadro agrodolce per la nostra economia
Esportazioni Italia, Veneto e Piemonte in testa, ma la Basilicata sfonda
E’ un quadro che si capisce dall’analisi delle esportazioni del 2015 per regioni.
Naturalmente è il Nord che fa la parte del leone come sempre, ma nel quarto trimestre 2015 vi è stata la piacevole novità di una crescita di tutte le aree, anche il Sud e le Isole che in altri trimestri avevano spesso registrato dei cali.
Ma quali sono state le regioni, in particolare, ad avere trainato questi risultati? Ad avere avuto il peso maggiore?
Risalta il ruolo del cuore manifatturiero italiano, fatto di realtà diversissime, ma accomunate dalla vocazione industriale, quindi le piccole e medie aziende del Veneto insieme alle grandi del Piemonte, FCA in testa.
Ma anche Emilia Romagna. Lazio e Lombardia vengono subito dopo, con una economia basata maggiormente principalmente sui servizi (anche se nel caso della seconda l’industria mantiene una grande importanza.
Male Sicilia, Liguria e Marche. Nel caso della Sicilia pesa il crollo del prezzo del greggio che diminuisce il valore del greggio raffinato esportato da Gela.
E’ molto interessante osservare come il peso di una regione possa essere simile a quella di un altra il cui aumento di export è pur stato molto minore, o molto maggiore, proprio per le diverse dimensioni.
Così incredibilmente nel 2015 la Basilicata ha pesato quanto tutta la Lombardia, 12 volte più popolosa. Ha infatti messo a segno un incredibile +145% contro un +1,5% della regione del Nord.
Cosa è accaduto?
Intanto osserviamo come cambiano i dati in base alla destinazione delle esportazioni, se i Paesi della UE o quelli extra UE. Nel primo caso il contributo delle varie regioni appare più omogeneo con il Lazio e la Lombardia che si portano al secondo e terzo posto dietro il Veneto, poi Emilia Romagna e Basilicata.
Basilicata che conferma i suoi aumenti che vanno oltre al raddoppio sia nel caso delle esportazioni nell’Unione Europea sia all’esterna, ma in quest’ultimo caso gode della compagnia del piccolo Molise, il cui export avanza del 120,9%.
E verso il resto del mondo tra l’altro il Piemonte diventa primo, con un peso che da solo arriva al 1,5%, il doppio di quello di Veneto ed Emilia Romagna
E proprio le statistiche sulle esportazioni delle regioni extra Ue sono quelle che più ci portano alle considerazioni sul loro grande motore, è proprio il caso di dirlo, ovvero Fiat Chrysler
Esportazioni Italia, dobbiamo ringraziare i motori di Termoli e la 500 di Melfi
Infatti se osserviamo i maggiori contributi alla crescita dell’export per singole regioni e mercato di sbocco, spicca il primo posto dell’interscambio tra Piemonte e Stati Uniti, ed è evidente il flusso da Torino a Detroit che guida il commercio estero.
Si noti anche la presenza degli Stati Uniti come principale sbocco della produzione italiana. Con la sua crescita economica sono stati un’ancora per l’Italia e uno sbocco dei suoi prodotti nel buio della recessione
Se però passiamo all’analisi del peso sull’export per singolo settore e regione allora capiamo il perchè di alcune statistiche precedenti. Per esempio il caso Basilicata.
Ora vediamo che l’export di auto da questa regione è il singolo contributo più forte alle esportazioni italiane nel 2015. Si tratta della produzione a Melfi della 500x e della Jeep Renegade, che da questa cittadina della Lucania vanno in tutto il mondo. L’export è così aumentato, grazie alla produzione di 390 mila auto solo a Melfi, di tre volte in Basilicata.
Subito dopo vi è l’esportazione di auto dal Piemonte, per esempio l’Alfa MiTo di Mirafiori, ma ora anche la Maserati già prodotta a Grugliasco oltre ai veicoli commerciali.
Gli autoveicoli compaiono anche oltre, relativamente alla Lombardia e all’Emilia romagna in questa classifica. D’altronde non hanno contribuito solo all’export ma anche all’aumento della produzione industriale e del fatturato.
D’altronde FIAT nel 2015 ha aumentato la produzione, includendo i veicoli commerciali, del 46%, tornando a 900 mila veicoli. Certo, le 2,5 milioni di auto prodotte in Spagna sono molto lontane, ma pochi avrebbero scommesso in una tale ripresa dei numeri. Senza considerare che collegate alla produzione di auto vi è quella dei motori, a Termoli, con l’aumento della produzione a 200 mila pezzi. E viene così anche spiegato il più che raddoppio dell’export molisano verso i Paesi extra UE.
Il pericolo e la sfida è quella di non dipendere come troppe volte avvenuto in passato da una singola grande azienda, come la piccola Finlandia ha fatto con la Nokia, pagandone le conseguenze. Il paragone è poco proponibile, viste le dimensioni della nostra economia, ma in periodi in cui anche sugli zero virgola si punta, si discute e si litiga, in cui conta un periodo di maltempo o un evento esterno per fare la differenza tra crescita e recessione, allora singole aziende diventano importanti. E diventa strategico quindi che vi siano tante FIAT, probabilmente, anche se non tutti saranno d’accordo, tanti Marchionne.