Elezioni Germania: il voto in Baden-Wurtemmberg, Renania-Palatinato e Sassonia-Anhalt, si annunciava come un “test di fiducia” sulla politica dell’accoglienza promossa dalla Cancelliera Angela Merkel. Come è andato a finire? Alternativa per la Germania (AfD), superando le attese che preannunciavano un buon risultato, ha sfondato la “doppia cifra” in tutti e 3 i lander.
Anti-migration party #AfD records large gains in German regional elections. https://t.co/1zAgcsr69zpic.twitter.com/kW28N6Ix4B
— Holger Zschaepitz (@Schuldensuehner) 13 marzo 2016
Elezioni Germania: il ritorno dell’estrema destra
Per motivi storici facilmente intuibili, l’elettorato tedesco non ha mai concesso grande spazio all’estrema destra, almeno in campo istituzionale. Dal 1945 in poi, ben poche formazioni di quest’area hanno conquistato dei seggi e a livello locale e a livello federale. AfD si è trovata al posto giusto nel momento giusto. Finora la tradizionale alleanza CDU-CSU era riuscita a occupare per intero lo spazio politico della “destra”, impedendo a qualsiasi formazione di maturare consenso, appunto, “più a destra”.
Con l’arrivo di oltre un milione di rifugiati nel solo 2015, AfD ha avuto gioco facile nel capitalizzare le paure dei tedeschi.
“Alternativa per la Germania” è nata nel 2013 sull’onda dei movimenti anti-Euro: il suo programma era completamente incentrato sulla difesa dell’economia tedesca, minacciata dalle “spendaccione” nazioni mediterranee. Inizialmente, aveva successo solo nelle regioni orientali (ex Ddr), con l’avanzare della crisi migratoria, ha cominciato a far breccia anche negli stati più prosperi.
Il quotidiano Die Welt sposa in toto questa ipotesi e analizza che “AfD è figlio della Merkel” perché la CDU “ha perso la propria identità”. Chiaramente con la “politica delle braccia aperte” e, ancor più in generale, con il processo di “democratizzazione sociale” promosso dalla Cancelliera Merkel in questi anni, la CDU si è andata progressivamente spostando verso sinistra (non mancando di rosicchiare ai lati il consenso per la socialdemocrazia SPD, attuale alleato di governo). Insomma, i cristiano-democratici hanno lasciato scoperto il “fianco destro”.
Ora che il populismo di destra sembra essere stato sdoganato, a preoccupare l’establishment sono i sondaggi che rilevano come la corsa dell’AfD verso il Bundestag – si vota nel 2017 – proceda con un buon passo.
Nel frattempo, il ministro delle Finanze tedesco Wolfgang Schauble – tra l’altro, originario del Baden-Wurttemberg – si è limitato a dichiarare che l’affermazione AfD “è una vergogna”. Sì, perché nonostante il rilievo limitato di questa tornata, come ha scritto il Frankfurter Allgemaine Zeitung, c’è poco da fare, alla luce di questo risultato, “l’AfD è diventato il partito nazionalista tedesco”.
Il ritorno del nazionalismo (leggi: xenofobia), tema “straniero” al dibattito politico teutonico, secondo alcuni analisti, potrebbe portare l’AfD a ricoprire un ruolo simile a quello occupato in Francia dal Front National. Con buona pace del Vergangenheitsbewältigung (complesso di colpa seguito alla riflessione critica sull’esperienza del nazismo).