Il Brasile va verso le Olimpiadi di Rio tra crisi politica ed economica
Olimpiadi Rio: il Brasile tra crisi politica ed economica
Nell’ottobre del 2009, quando a Copenhagen il Comitato Olimpico annunciò che sarebbe stata Rio de Janeiro a ospitare i Giochi Olimpici del 2016, era difficile immaginare che a pochi mesi dall’accensione della fiaccola in programma il prossimo 5 agosto l’atmosfera in Brasile sarebbe stata così diversa rispetto a quella di sette anni fa.
Era un Brasile che viaggiava rapido, quello. Economia emergente a tutti gli effetti, con una crescita stabile e milioni di persone uscite dalla povertà. A certificarlo, proprio la conquista di due eventi planetari: la Coppa del Mondo di calcio 2014 e le Olimpiadi 2016 – primo paese del Sud America a ospitare la fiaccola. Sconfitte avversarie come Madrid e Chicago. Milioni di brasiliani a esultare di fronte alla tv, in migliaia sulla spiaggia di Copacabana a ballare davanti ai maxi schermi. “Rio ha vinto perché ha cuore e anima” diceva il presidente Lula.
A guardarlo oggi, il Brasile è tanto diverso. La gente scende in strada per protestare; la presidente Rousseff è alle prese con una richiesta di impeachment; i giudici chiedono l’arresto dell’ex presidente Lula con l’accusa di aver intascato tangenti e lui entra nel governo per evitarlo; il Pil non ne vuol sapere di rimettersi a crescere. Ci si sono messe pure le zanzare, col virus Zika a spaventare gli atleti che dovranno gareggiare ma anche tutti quelli che in Brasile pensano di andarci per turismo. Non c’è da stare allegri, tanto che il ministro dello Sport George Hilton ha dovuto dire a inizio febbraio che l’ipotesi di un annullamento dei Giochi olimpici non è in discussione.
Il Brasile è in recessione, la peggiore da decenni a questa parte. Il prodotto interno lordo l’anno scorso è sceso del 3,7 per cento e nel 2016 dovrebbe contrarsi ancora del 2,9, assai peggio delle già pessime previsioni che lo davano al -1,9. L’inflazione è al 10 per cento. Il governo ha varato un bilancio per il 2016 dove i tagli alla spesa ammontano a 6 miliardi di dollari.
Olimpiadi Rio: il Brasile odierno
L’anno scorso gli organizzatori hanno deciso di ridurre il budget per le Olimpiadi, col risultato che alcuni impianti come quelli del canottaggio e del nuoto avranno meno posti a sedere rispetto a quanti ne erano stati previsti. Le cerimonie di apertura e chiusura non saranno caratterizzate dallo sfarzo immaginato. Oltretutto la vendita dei biglietti non sta andando come in Brasile speravano.
Il paese non ha vissuto l’ondata di protesta che ha preceduto la Coppa del Mondo di calcio, vero, ma non tutto è filato liscio. La polizia ad esempio ha dovuto sgomberare con la forza molte famiglie che vivevano nell’area intorno al Parco Olimpico, le cui case andavano abbattute per proseguire i lavori.
In Brasile provano a tenere i riflettori sugli aspetti positivi. Gli organizzatori dicono ad esempio che, al contrario di quanto accaduto in occasione della Mondiale di Calcio di due anni fa, stavolta i lavori per la costruzione degli stadi e delle altre infrastrutture sono in linea con le tabelle di marcia e tutto sarà pronto in tempo. Anche il potenziamento della metropolitana di Rio de Janeiro ce la farà a essere operativo, giurano in Brasile, nonostante la data di fine lavori sia lontana solo un mese dall’apertura dei Giochi: cinque nuove stazioni dovrebbero essere pronte per la cerimonia inaugurale, permettendo ai turisti di muoversi con più facilità e lasciando in eredità alla città un trasporto pubblico potenziato.
Rio de Janeiro è lontano dalla perfezione ma sta migliorando, ha dichiarato a inizio febbraio il sindaco della città. I gruppi ambientalisti non la pensano allo stesso modo, puntando il dito sui ritardi della riqualificazione di aree come la baia di Guanabara, che ospiterà le gare di nuoto di fondo, vela e triathlon, e che è ancora inquinata. Probabilmente alla fine le Olimpiadi saranno comunque una parentesi scintillante. Quando la fiaccola si spegnerà, però, il Brasile tornerà ai suoi concretissimi problemi.
Prima di essere incoronato a Copenaghen, Lula diceva: “Rio è pronta, dateci questa chance e non ve ne pentirete. Il Brasile è l’unico tra le prime dieci potenze economiche mondiali a non aver ospitato le Olimpiadi: è giunto il momento di colmare questa lacuna”. Sono passati sette anni ma sembra un secolo.