Tutte le bufale sulla crisi economica (e la ripresa)
Tutte le bufale sulla crisi economica (e la ripresa)
Si è già parlato fino alla noia, qui e altrove, della crisi economica che ha colpito l’Italia e parte d’Europa nel 2008-09 e poi nel 2011-14, e tuttavia nonostante questo, o forse chissà, proprio per questo motivo sono fiorite bufale e false credenze che non hanno solo coinvolto il pubblico, ma gli stessi operatori economici e in primis i politici.
Questo articolo è un po’ un riassunto in effetti, vediamo alcune, di queste bufale, perlomeno quelle economiche, che ancora ci portiamo dietro, nonostante ne nascano sempre di nuove e coinvolgano ora la ripresa che stiamo vivendo
“La crisi economica in Italia ha colpito di meno”
Era una credenza che andava di moda dal 2008 al 2012 in verità, durante la prima crisi provocata principalmente dalla brusca frenata della domanda mondiale in seguito alla crisi di Lehman Brothers e della bolla creditizia USA. Il ministro Tremonti diceva che le banche italiane “non parlano inglese”, che la nostra economia era tra le meno finanziarizzate .
Il punto è che nel 2015 vediamo come l’Italia sia all’ultimo o penultimo posto per crescita rispetto al 2008.
E anche nel 2009 allo scoppio della prima crisi, quando la favoletta sull’Italia non colpita, eravamo già tra i Paesi con il crollo del PIL peggiore, superati solo da Finlandia e Irlanda
Risulta evidente che prendendo uno spazio di tempo più lungo, fino al 2000 la Grecia non ha fatto molto peggio di noi
Se poi ci confrontiamo con i Paesi più grandi d’Europa e gli USA siamo, ed eravamo già nel 2009, di gran lungo gli ultimi.
“Ma la colpa della crisi economica è della finanza USA, l’economia italiana era sana”
Anche questa è una scusa molto amata sia dai governi Berlusconi che da quello Renzi, per cui si parla di “crisi importata”
Qui si confonde però un fattore scatenante e le condizioni di fondo, strutturali, come si usa dire, dell’economia.
La crisi della finanza USA ha provocato una fortissima pressione sui sistemi produttivi, perchè facendo crollare la domanda globale ha messo alla prova la capacità di rinnovarsi, resistere, essere competitivi in condizioni avverse.
Capacità che l’Italia ha meno di tutti gli altri, perchè soffre di una produttività stagnante nel caso della produttività del lavoro dal 1998 al 2012, quindi negli anni precedenti la crisi, e addirittura calante se parliamo di TFP, Total Factor Productivity.
Di fatto ogni unità di lavoro o capitale ha prodotto da fine anni ’90 in poi produce sempre meno reddito, o meglio ogni unità di prodotto costa di più. Questo ha distrutto la nostra competitività diventando la vera causa della nostra crisi sia nel 2008-09 che soprattutto dopo il 2012
“La colpa della crisi economica è dell’austerità imposta all’Italia”
Questa naturalmente è l’accusa principe, nata con il governo Monti e i suoi provvedimenti, che in realtà riguardavano le leggi sulle pensioni e la tassazione delle seconde case, non tagli delle spese o degli stipendi dei dipendenti pubblici come tipicamente avvenuto in altri Paesi, per esempio in Grecia, Spagna e Portogallo.
Se c’è un modo in cui si può misurare il gradi di austerità è l’aggiustamento dei conti pubblici messo in atto negli anni della crisi, e, come mostra un grafico già utilizzato, in Italia questo è stato certamente meno intenso non solo rispetto agli altri Paesi in crisi, ma anche rispetto alla media UE.
Questa statistica riguarda il saldo primario, quindi escludendo gli interessi, e considerando solo le dinamiche depurate dal ciclo economico, quindi provocate solo dalle scelte dei governi, e non da eventuali recessioni o crescite
“La colpa è della Germania che oltre a imporre austerità la esercita internamente, dovrebbe e spendere di più e alzare i salari, lei che può”
Anche questa è relativamente recente, molto gettonata negli ambienti vicini al governo italiano.
Peccato che negli ultimi 4 anni la Germania sia stato il Paese in Europa che più ha fatto crescere la propria spesa pubblica, e precisamente
+1,3% nel 2012
+0,8% nel 2013
+1,7% nel 2014
+2,8% nel 2015
Nel 2015 in particolare con l’emergenza profughi la spesa ha toccato un picco.
Consideriamo poi che il costo del lavoro sta aumentando, anche più del PIL, come mostra il grafico di Trading Economics relativo agli ultimi 3 anni
Di fatto anzi si può dire che la Germania sta applicando una politica espansiva fatta di spesa pubblica e aumento dei salari. Forse se non ne approfittiamo è colpa nostra, e si ritorna inevitabilmente al discorso sulla produttività
“La crisi economica è finita, l’Italia è Paese guida in Europa”
Questa con cui terminiamo riguarda a nostra ripresa, e non è una bufala, strettamente, è una considerazione, fatta da Renzi dopo il vertice con Angela Merkel a fine gennaio, nel mezzo delle polemiche con l’Europa, probabilmente si tratta di generica propaganda politica, ma i fatti per ora dicono che anche e soprattutto nella ripresa l’Italia rimane fanalino di coda, sia per il 2015 che per il 2016.
Nel 2015 tranne la Grecia gli altri Paesi in crisi sono cresciuti più di noi
La Spagna del 3,2%
Il Portogallo del 1,5%
L’Irlanda addirittura del 6,9%
L’Italia del 0,8%
E tra l’altro, a dispetto di quanto sostenuto da molti e anche dal premier, questi Paesi non hanno avuto queste performances grazie a un maggiore deficit avendo applicato un’austerità molto maggiore della nostra.
Per il 2016 l’OCSE ha appena rivisto in peggio le previsioni per il nostro Paese, al +1%, mentre la UE prevedeva un +1,4% e il governo punta a +1,6%.
Di fatto rimane la crescita più bassa, dopo il Giappone, tra le grandi economie