Iran: la Repubblica Islamica a caccia di turisti

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Iran: gli attacchi che di recente hanno colpito Egitto, Tunisia e Turchia spingono i turisti a considerare altre destinazioni in Medio Oriente, e la Repubblica Islamica è pronta a giocare la sua partita per accaparrarsi una grossa fetta di mercato. Teheran infatti vuole approfittare della fine delle sanzioni internazionali per fare affari da miliardi con il turismo. L’Iran del resto può mettere sul piatto un’offerta ampia e variegata: montagne per chi ama sciare, deserti per chi cerca scenari insoliti, uno sconfinato patrimonio storico per chi ama l’arte.

Iran: la Repubblica Islamica a caccia di turisti

A Tochal si scia, ad esempio, e Teheran è a soli venti chilometri di distanza. La città di Shiraz ha una storia millenaria. Yazd è tra i migliori esempi di architettura persiana ed è nota per la seta e i dolci. Esfahān è conosciuta per la sua grande piazza principale, seconda per dimensioni solo a piazza Tienanmen. L’Iran conta diciannove siti inseriti nella Lista dei patrimoni dell’umanità stilata dall’Unesco: più di Turchia, Grecia e Israele ad esempio. Tra questi ci sono le aree archeologiche di Persepoli e Shahr-i Sokhta, e gli antichi monasteri armeni nel nord del paese.

C’è anche il turismo religioso, con migliaia di musulmani sciiti a varcare i confini dell’Iran per recarsi in pellegrinaggio nei luoghi sacri di Qom, un centinaio di chilometri a sud della capitale Teheran, o Mashhad, non distante dal confine con il Turkmenistan.

Molto a lungo il turismo è stato relegato in fondo all’agenda delle priorità dei governi di Teheran. Decenni di scarsi investimenti hanno lasciato il paese indietro sul fronte della capacità ricettiva, con il risultato che oggi la nazione iraniana non è all’altezza sia nei numeri che nella qualità. Dei poco più di mille hotel sparsi nel paese, solo 130 sono a quattro o cinque stelle: ciò significa che per assicurarsi una stanza bisogna spesso muoversi con mesi di anticipo. Le prenotazioni delle guide che parlano inglese o francese finiscono altrettanto in fretta.

Secondo il Travel and Tourism Index del 2015, elaborato dal World Economic Forum, l’Iran occupa la posizione numero 97 su 141: ancora in basso, anche se in miglioramento considerato che nel 2011 era 114°. Teheran poggia gran parte della sua la competitività sui prezzi ma è molto indietro sul fronte delle infrastrutture, comprese quelle aeroportuali.

Il nuovo corso politico a Teheran intende però colmare in fretta le lacune. Il presidente Hassan Rouhani, arrivato al potere nel 2013, ha impresso un cambiamento con l’obiettivo di chiudere definitivamente con l’era dell’isolamento iraniano. Le procedure per ottenere i visti necessari per entrare nel paese sono state semplificate, ad esempio, e nel 2014 sono state investite risorse pari a circa 200 milioni di euro per alberghi e strutture turistiche. Dalla fine dell’anno scorso i voli lungo le tratte che collegano Iran e Cina sono aumentati. L’obiettivo, neanche tanto segreto, è puntare a conquistare il gigantesco mercato dei turisti cinesi. La Iran Air ha annunciato di voler comprare decine di nuovi aeroplani per ammodernare una flotta vecchia e usurata. La compagnia aerea conta di quadruplicare il numero dei suoi velivoli entro il 2022, per agganciarsi al resto del mondo e portare gente in Iran.

Si tratta di decisioni basate su un fatto: i numeri degli arrivi sono in crescita. Stando alle stime elaborate dal ministero del Turismo di Teheran, nel 2015 oltre cinque milioni di persone hanno scelto l’Iran come meta turistica, in aumento rispetto ai dodici mesi precedenti: provenivano per lo più da Iraq, Armenia, Pakistan, Afghanistan e Azerbaijan. I turisti dall’Occidente rappresentano ancora una fetta molto esigua ma la tendenza è verso l’alto ed è questo che fa ben sperare gli operatori iraniani.

C’è calcolo economico dietro la decisione del governo di Teheran. Entro il 2019 le autorità iraniane puntano ad raggiungere quota dieci milioni di turisti, tappa intermedia verso l’obiettivo di venti milioni di stranieri entro il 2025. Se il risultato verrà centrato, sarà abbastanza per portare nelle casse statali il corrispettivo di oltre venticinque miliardi di euro ogni anno.

La strada è ancora lunga: per raggiungere l’obiettivo, tanto per cominciare, serviranno almeno quattrocento alberghi in più. Di sicuro, però, il ritorno dell’Iran sulla scena internazionale passa anche per il turismo.